Qualcuno sta rubando la nostra attenzione

◆ Ho molto apprezzato l’articolo su come stiamo perdendo la capacità di prestare attenzione (Internazionale 1445), sia perché sono un neurologo, sia perché l’argomento m’interessa. Negli ultimi anni molte persone, colleghi e infermieri dell’ospedale si sono rivolti a me convinti di avere un decadimento cognitivo; in tutti ho potuto invece riconoscere ridotte capacità d’attenzione. Il modo in cui consideriamo il lavoro e tutto quello che facciamo ci fa vivere l’illusione di poter contenere nel nostro campo d’azione un grande numero di compiti senza però tenere conto del tempo necessario per svilupparli e svolgerli. Questo determina una spirale deleteria, dove da un lato degradano le nostre capacità cognitive e dall’altro non riusciamo a sostenere il carico di cose che ci prefiggiamo di fare o che più spesso ci vengono assegnate. Il risultato è quel diffuso senso di inadeguatezza che in molti ormai sperimentiamo. Se è vero che un atto volontario e consapevole è il primo passo per ovviare a questo meccanismo, come spiega l’articolo dobbiamo però anche “smettere di incolpare (solamente) noi stessi”.
Dario Alimonti◆ Il libro di Johann Hari da cui è tratto l’articolo del Guardian su come i social network e altri aspetti della vita di oggi stiano distruggendo la nostra attenzione è stato molto criticato per travestire opinioni da fatti scientifici, senza il supporto adeguato.
Daniele Marinazzo

Energia per tutti

◆ Una bella carica di ottimismo l’articolo di copertina dell’ultimo numero (Internazionale 1445). Siamo sempre talmente impegnati a vedere il bicchiere mezzo vuoto che facciamo fatica ad accorgerci dei successi della scienza che ci porteranno a vivere meglio. L’articolo fa capire che avere un futuro migliore dipenderà soprattutto dalle scelte politiche. Mi viene da pensare che per l’Unione europea lo sviluppo di una politica energetica basata sulle rinnovabili sarà un altro banco di prova per il dialogo e la collaborazione tra i paesi, e tutto partirà da una necessità, come è stato per il covid-19. In questo caso i paesi del sud europa potranno avere un nuovo ruolo da protagonisti come produttori di energia, grazie all’abbondanza di Sole e di vasti territori non abitati. Dobbiamo avere fiducia nel progresso, investire in ricerca e avere politiche capaci di guardare al futuro.
Marco

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Questo articolo è uscito sul numero 1446 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati