Thierry ha visto la crepa nel soffitto del suo soggiorno solo mentre era sdraiato sul pavimento. Di fronte a casa sua hanno arrestato Guy Delric, il suo vicino. Un “bravo ragazzo”, Guy, che come lui amava fare lavoretti nel fine settimana, osservare gli insetti e farsi mettere da parte dalla moglie di Thierry, Elisabeth, una fetta delle sue deliziose crostate. Ma si scopre che Guy è anche il presunto autore di almeno una dozzina di stupri e omicidi di ragazze, i cui corpi sono gradualmente scoperti nel giardino. Ma è la crepa nel soffitto che interessa Tiffany Tavernier. La scrittrice si concentra sulla scrittura dell’intimo e devia l’attenzione del lettore dal sensazionale alla banalità dei drammi segreti che la notizia risveglia incidentalmente. Molto rapidamente, “l’affare Delric” alimenta la lontananza della coppia. Elisabeth non può più sopportare di vivere di fronte a una fossa comune, Thierry è deciso a “condurre una vita normale”. “Tutto gli sta scivolando addosso”, dice la moglie esasperata allo psicologo, poco prima di fare i bagagli. E la patina d’impassibilità di Thierry s’incrina. Tavernier riesce ancora una volta a raccontare verità e tormento. Ma disegna anche la possibilità di adattamento, al di là delle “macerie di corpi e case”.
Zoé Courtois, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1453 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati