Il 6 aprile, dopo 35 anni di attesa e sei mesi di udienze, è arrivato il verdetto nel processo per l’omicidio di Thomas Sankara. Nel 1987 l’allora presidente fu ucciso in un colpo di stato insieme a dodici collaboratori. “Era una sentenza molto attesa nella storia giudiziaria del Burkina Faso”, scrive L’Observateur Paalga, “e ha fatto finalmente luce sulla morte del carismatico leader della rivoluzione burkinabé, icona africana della lotta all’imperialismo. Tuttavia, nel paese restano ancora molti conti da regolare”. Per l’omicidio è stato condannato all’ergastolo l’ex presidente Blaise Compaoré, che vive in esilio dal 2014, quando fu rovesciato da una rivolta popolare. Il tribunale militare di Ouagadougou ha condannato all’ergastolo anche Hyacinthe Kafando, ex comandante della guardia personale di Compaoré, e il generale Gilbert Diendéré, uno dei capi delle forze armate nel 1987. L’Observateur Paalga ricorda però che molti di quelli che hanno collaborato a insabbiare la verità su Sankara non sono stati condannati, e che non tutti i crimini di quell’epoca sono stati giudicati. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati