Scholastique Mukasonga, nata in Ruanda nel 1956 e in esilio in Francia, non era mai stata così ribelle, fantasiosa e satirica. Con questo romanzo si libera finalmente dell’impresa cominciata quindici anni fa: testimoniare il genocidio del 1994 perpetrato dagli hutu, durante il quale morirono sua madre, suo padre e una trentina di componenti della sua famiglia, senza che fosse loro concessa nemmeno una semplice sepoltura. Con Kibogo è salito in cielo, la testimone tragica diventa una protagonista. La scrittrice restituisce al secolare regno del Ruanda le sue leggende, le sue credenze e i suoi costumi, ma anche la sua resistenza all’evangelizzazione e alla colonizzazione. Finge di arbitrare, su una montagna sacra colpita da un fulmine, alle porte del cielo, un duello allegorico tra Kibogo, figlio del re, e Yésu, figlio di dio, fra streghe e missionari, vecchi bucanieri e padri bianchi, ognuno dei quali si contende il potere di comandare le nuvole e il privilegio di far cadere la pioggia su una terra arida. In un libro popolato da sacerdotesse e pitonesse, la più ammaliante di tutte è Scholastique Mukasonga.
Jérôme Garcin, L’Obs

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Questo articolo è uscito sul numero 1463 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati