In questo film, claustrofobico e a tratti repellente, su Charlie, un uomo gravemente obeso che vive completamente isolato e cerca in ritardo di recuperare il rapporto con la figlia, Darren Aronofsky gioca con lo spettatore. Da una parte ci sfida sul terreno del pregiudizio e dei preconcetti per farci trovare qualcosa di bello in Charlie. Dall’altra lo riprende in modo da accentuare quanto può essere umiliante la sua esistenza. Sarebbe fin troppo facile liquidare a priori questa storia di risentimento e autodistruzione. Ma questo c’impedirebbe di apprezzare la sua forza redentrice, la complessità dei suoi personaggi e la bravura di chi li interpreta.
Wendy Ide, The Observer

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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati