L’inventore è Augustin Mouchot (1825-1912), ultimo figlio di un fabbro di Semur-en-Auxois (Côte-d’Or) che, troppo debole per quel lavoro, fu prima maestro elementare e poi insegnante di matematica. Fin dalla nascita aveva una passione per il Sole. Quando ad Alençon, nella biblioteca di un colonnello che aveva combattuto in Crimea e di cui aveva rilevato l’affitto, scoprì un resoconto del fisico e naturalista ginevrino Horace-Bénédict de Saussure (1740-1799), che aveva sviluppato un eliotermometro per cucinare i suoi pasti in cima alle Alpi, la sua vita fu stravolta. Dedicandosi con passione allo sfruttamento dell’energia solare, passò dal fallimento alla disillusione, fino a quando, per caso, uno dei suoi prototipi funzionò. Nel marzo 1861 registrò un brevetto per la sua eliopompa, un riflettore parabolico affiancato da una caldaia cilindrica in vetro – ma ogni dimostrazione pubblica si rivelò un fiasco. Tuttavia, la sua sfida suscitò interesse. Ogni volta che Augustin Mouchot subiva una battuta d’arresto, un miracolo lo rimetteva in sella. Il ciclo di successi e insuccessi continuò senza sosta. E anche se Mouchot finì per avere il suo momento di gloria all’Esposizione universale del 1878, ai margini di una storia politica e militare che gli era indifferente, continuò a inseguire il sogno di toccare il Sole con un dito. Bonnefoy offre una biografia romanzata di un visionario sprofondato nell’anonimato, di cui restituisce le intuizioni.
Philippe-Jean Catinchi, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1515 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati