Spotify taglierà quasi un quinto della sua forza lavoro. L’azienda svedese ha ammesso che la sua crescita economica ha subìto un rallentamento e che è necessario contenere i costi. Il colosso dello strea­m­ing musicale sta cercando di trasformare l’aumento degli abbonati in redditività costante. Il 4 dicembre, in una nota indirizzata ai dipendenti, l’amministratore delegato di Spotify Daniel Ek ha affermato che taglierà circa il 17 per cento della forza lavoro globale, composta da circa 1.500 persone. Attualmente Spotify ha più di novemila dipendenti in tutto il mondo. L’azienda finora ha resistito al rallentamento degli abbonamenti che ha colpito i gruppi di streaming video come Netflix, ma negli ultimi anni ha faticato a realizzare profitti. L’annuncio arriva poco più di un mese dopo che gli sforzi di Spotify per contenere i costi hanno mostrato di dare i loro frutti: cercando di far registrare il primo profitto trimestrale da più di un anno, nel mese di ottobre la società, che è quotata in borsa a New York, ha aumentato i prezzi. Ek ha detto che il gruppo aveva ipotizzato di fare dei piccoli tagli nel 2024 e nel 2025, ma ha optato invece per una ristrutturazione più ampia. “Ho deciso che un’azione sostanziale per ridimensionare i nostri costi era il modo migliore per raggiungere gli obiettivi”, ha spiegato l’amministratore delegato. All’inizio del 2023 l’azienda aveva licenziato circa seicento persone, e altre duecento l’estate scorsa.
Daniel Thomas,
Financial Times

Daniel Ek, 2015 (Taylor Hill, Getty)

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Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati