I drusi di Belgrado, vincitore dell’International prize for arabic fiction nel 2012, prende spunto dalla storia del paese natale dell’autore. Racconta la storia dei drusi che furono esiliati dal Libano dopo i massacri avvenuti nel 1860, negli scontri tra cristiani e drusi. Il romanzo si apre con un cristiano, Hanna Yaqub che, a causa di uno scambio d’identità, viene catturato insieme ai drusi in esilio. Jaber delinea il drammatico declino dell’Impero Ottomano e l’ascesa delle potenze europee nell’ottocento. Ma la cosa più notevole del romanzo è che racconta la storia dal basso, adottando la voce di un personaggio sfortunato ed emarginato, appunto Hanna Yaqub, che diventa così una sorta di eroe tragico. In questo romanzo, Jaber sposta i suoi eventi dal Libano visto come “luogo” al Libano inteso come “dilemma”: gli eventi si svolgono in terre straniere (i Balcani), ma il paese è ancora al centro del romanzo attraverso il dilemma che i libanesi portano nel cuore, quello della loro identità. Tutti i personaggi del romanzo vivono uno stato di crisi, o esistenziale o legata al luogo in cui si trovano. L’autore getta il suo protagonista in esilio, piantandolo in una terra che non è la sua e facendolo combattere con un destino che non era pensato per lui, riflettendo la fragilità della condizione umana di fronte al dipanarsi della storia. Jaber usa una lingua semplice, bella, ma allo stesso tempo scioccante che arriva al cuore del lettore.
Sayed Mahmoud, Ahram online

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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati