Selby Winn Schwartz (Selby Winn Schwartz)

Le figlie di Saffo arriva a un risultato che solo l’arte più generosa può ottenere: crea un mondo perfetto dalle nostre imperfezioni. Il primo romanzo di Selby Wynn Schwartz segue un percorso tortuoso dalla fine del diciannovesimo secolo all’inizio del ventesimo, descrivendo le vite di un certo numero di donne realmente esistite. Molte sono nomi ben noti della storia culturale queer e femminista – fra loro Virginia Woolf, Sarah Bernhart e Colette – altre sono molto meno note. Il libro non è né narrativa propriamente detta né saggistica storica. È in ogni caso un lavoro geniale, un catalogo di intimità e d’invenzioni, di desideri e di sogni. Ogni capitolo è composto da quadretti solitamente su una singola donna o su una coppia, ma che spesso toccano le vite di altre donne che amano, desiderano o con cui hanno avuto una relazione sessuale. Schwartz si sposta avanti e indietro nel tempo, concentrandosi sui loro momenti di creatività e di scoperta di sé. Le figlie di Saffo è lo studio per un ritratto collettivo, simile a quello promesso da Gertrude Stein quando, nel 1937, scriveva la sua brillante e pettegola Autobiografia di tutti. Schwartz usa la prima persona plurale, un escamotage letterario raro che in questo contesto risulta caldo e accogliente. “Ondeggiavamo tra l’invocare ad alta voce i nostri desideri e la speranza, timida, che le cose ci accadessero e basta, come il tempo atmosferico”, scrive. Molte delle protagoniste di Schwartz sono artiste – poete, pittrici, romanziere, attrici – e di conseguenza i momenti più eleganti di questo romanzo sono ecfrasi, ovvero rappresentazioni di un’opera d’arte all’interno di un’altra opera d’arte. Schwartz fa attenzione a mostrarle credibili ma anche al loro effetto su donne che le studiano per la prima volta. L’obiettivo principale delle Figlie di Saffo è lo scambio di sguardi, la rappresentazione del guardare e dell’essere guardate. Quando qualcuno rompe il tuo specchio per impedirti di guardarti in viso puoi sempre ammirare le tue sopracciglia o l’arco del tuo naso nei frammenti di vetro che sono finiti per terra. Da quelle immagini parziali emergono nuove configurazioni. Leggere Le figlie di Saffo significa perdersi nel mare d’amore che può essere contenuto in una singola lacrima. Jacob Brogan, The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1553 di Internazionale, a pagina 81. Compra questo numero | Abbonati