Tutto è partito da un tweet di Elon Musk dello scorso 6 dicembre, con cui il miliardario ha invocato la dissoluzione dell’Unione europea e il ritorno del vecchio continente agli stati-nazione. Un dirigente russo l’ha subito condiviso. E da allora questo ritornello non si ferma, al punto da ritrovarlo questa settimana sotto la firma di un nazionalista cinese, editorialista di un quotidiano di Hong Kong.

Il South China Morning Post, in passato un giornale anglofono molto rispettato, appartiene ormai al gruppo cinese Alibaba. Il titolo dell’editoriale in questione la dice lunga su ciò che pensano gli avversari di quello che un tempo chiamavamo “l’occidente”: “Sarà la Russia a mettere fine all’Unione europea, e non viceversa”.

L’Unione, oggi, è attaccata da tutte le parti. Elon Musk ha pubblicato il suo tweet estremo reagendo a una multa imposta dalla Commissione europea al suo social media, colpevole di non rispettare le regole comunitarie. Lo stesso tema è al centro di un braccio di ferro con l’amministrazione Trump, che minaccia ritorsioni contro le aziende europee e accusa Bruxelles di “discriminazione” e “persecuzione legale e fiscale”. Una polemica che monta da quando Trump è tornato alla Casa bianca.

L’Ucraina è il secondo motivo di ostilità nei confronti dell’Europa unita. Il 17 dicembre, mentre erano in corso le trattative per un cessate il fuoco, Vladimir Putin ha definito gli europei “maiali” che finiranno per perdere il potere.

Il presidente russo ha ribadito la promessa di “liberare le terre storiche” della Russia: più che un passo verso il cessate il fuoco si tratta di un attacco violento, in un momento in cui i 27 si riuniscono per decidere come finanziare la difesa dell’Ucraina.

Vento in poppa

Queste bordate simultanee provenienti da Washington, Mosca e Pechino nascono dall’idea che l’Unione europea sia talmente debole da poterla colpire senza grandi rischi, quasi fosse un frutto maturo pronto a cadere, consumato dall’interno.

Gli avversari dell’Europa, in particolare a Washington e a Mosca, sono convinti che i partiti di estrema destra abbiano il vento in poppa. È scritto nero su bianco nel recente documento sulla strategia per la sicurezza statunitense. In effetti l’estrema destra è in testa nei sondaggi in Francia, in Germania e nel Regno Unito, che nonostante la Brexit si è ravvicinato al continente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

Il 17 dicembre i Patrioti, gruppo di estrema destra al parlamento europeo di cui fa parte il Rassemblement national francese (Rn), si sono riuniti a Bruxelles. Marine Le Pen, leader dell’Rn, ha approfittato dell’occasione per criticare aspramente la Commissione europea sull’Ucraina con un’aggressività che non si vedeva da tempo.

L’estrema destra sa di essere forte, come ha sottolineato il 17 dicembre il primo ministro ungherese Viktor Orbán proponendo lo slogan make Europe great again, ispirato al movimento Maga (make America great again) di Donald Trump. E pazienza se i sondaggi indicano che l’opinione pubblica europea è ancora favorevole all’Unione e all’aiuto all’Ucraina, una tendenza che emerge perfino tra gli elettori di estrema destra. L’Europa, vista da Washington, Pechino e Mosca, appare ormai come un retaggio del passato, o quasi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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