L’ultima speranza
per la democrazia

◆ Ho letto l’articolo di Cas Mudde pubblicato nel numero 1596 e, pur apprezzando l’ottima analisi del fenomeno descritto, non condivido alcune delle conclusioni a cui il politologo giunge. In particolare, trovo problematica la sua posizione sulla responsabilizzazione delle élite (sia politiche sia intellettuali) nel dibattito pubblico attuale. Come possiamo aspettarci che la parte privilegiata della società rinunci spontaneamente a difendere i propri vantaggi? Dopotutto, la protezione dei privilegi costituisce il nucleo fondamentale delle strategie politiche di molte formazioni di estrema destra. Se è vero che si possono trovare persone privilegiate che, accorgendosi dell’iniquità del sistema, decidono di combatterlo, è irrealistico pensare che un’intera classe sociale agiata possa rinunciare volontariamente a un meccanismo politico patologico che però offre loro ulteriore protezione e benefici. Con l’attuale deriva del post-capitalismo, tra crisi climatica, disuguaglianze crescenti e povertà in aumento, non credo che le conclusioni dell’autore possano superare la dimensione di una speranza, forse persino utopica.
Matteo Paolanti

◆ Leggendo gli articoli dell’ultimo numero emerge, con grande preoccupazione, la questione della rappresentatività politica. Negli Stati Uniti è incerta la definizione della working class a cui si rivolge Trump; in Francia si mira a marginalizzare il partito di destra che si sta affermando per volontà degli elettori. La democrazia sembra attraversare una vera e propria crisi di identità, in tutte le direzioni.
Francesca Santese

La medicina miracolosa

◆ Ho letto con interesse l’articolo dell’Economist (Internazionale 1596) sui risultati incoraggianti che deriverebbero dall’uso dei farmaci agonisti del glp-1. Come prima considerazione, espressa anche nell’articolo, c’è da essere cauti quando a una singola molecola si attribuiscono effetti così ampiamente positivi. Inoltre, sono colpito da come le persone siano generalmente più inclini a usare un farmaco, una “pillola miracolosa”, che possa risolvere i problemi piuttosto che cambiare le proprie abitudini di vita. Infine, trovo paradossale che l’articolo si concluda con una chiosa su come l’uso di questi farmaci possa danneggiare economicamente le aziende alimentari quando sono proprio queste a incoraggiare l’eccessivo consumo calorico che è alla base dei problemi di salute migliorati da questi farmaci.
Dario Alimonti

Errori da segnalare?
correzioni@internazionale.it

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati