Nella caotica Ungheria del dopoguerra il dodicenne Andor cresce nel mito del padre, presumibilmente morto nei campi di sterminio, nonostante i tentativi della madre di far aprire gli occhi al ragazzo. Invece alla loro porta si presenta un corpulento macellaio che sostiene di essere il padre di Andor, gettandolo in una crisi esistenziale: una catastrofe personale ed etnica, visto che il macellaio non è ebreo. Orphan è un film neorealista (sembra influenzato da Germania anno zero), sofisticato e, come i precedenti film di Nemes, tecnicamente superiore alla norma.
Adam Solomons, IndieWire
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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 89. Compra questo numero | Abbonati