Quando Woody Guthrie morì a 55 anni, nel 1967, lasciò dietro di sé testi annotati su carta da regalo e tovagliette. Bozze di ballate, canti sindacali e inni di protesta. Il suo lascito ha permesso a musicisti contemporanei di mettere in musica quei testi inediti, scoprendo che il suo messaggio è ancora attuale. Scrivere nello spirito di Guthrie, come fanno Haley Heynderickx e Max García Conover nel loro album What of our nature richiede immaginazione politica, non solo interpretazione creativa. Nei dieci brani, che affrontano temi come consumismo e storia del lavoro, i due artisti rinnovano l’eredità di Guthrie facendo un esercizio di democrazia. I due avevano già collaborato nel 2018. Il nuovo album, registrato nel Vermont, è ancora più terreno. I testi evocano la natura, ma anche i fantasmi del capitalismo e del colonialismo. Il disco riflette anche sull’efficacia dell’arte in tempi di crisi. I brani migliori sono quelli che si appoggiano ai poeti che citano, come In Bulosan’s words, la dimostrazione che la poesia può essere un’arma di resistenza. What of our nature è un inizio promettente e mostra un potenziale artistico ancora più incisivo.
Walden Green, Pitchfork

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Questo articolo è uscito sul numero 1643 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati