I ministri dell’interno dell’Unione europea hanno approvato un pacchetto di misure che conferiscono ai 27 paesi membri più poteri per espellere i migranti di cui è stata respinta la richiesta d’asilo e per creare centri di detenzione ed espulsione fuori dal territorio comunitario. È un passo indietro nella difesa del progetto europeo come garanzia dei diritti umani. L’accordo, adottato con l’opposizione di alcuni paesi, tra cui la Spagna, dimostra che il discorso dell’estrema destra ha già contaminato governi di diverso orientamento politico.

Siamo davanti alla normalizzazione del progetto che la populista italiana Giorgia Meloni ha già imposto in Italia. In futuro i richiedenti asilo potranno essere trasferiti forzatamente in uno stato con cui non hanno alcun legame. Inoltre viene modificato il concetto di “paese sicuro”, in modo che le richieste presentate dai profughi arrivati da paesi inseriti nella nuova lista dell’Unione siano respinte più rapidamente.

Considerando la proverbiale lentezza del Consiglio dell’Unione europea quando si tratta di adottare qualsiasi risoluzione, stupisce la velocità (una sola sessione-fiume) con cui è stato approvato un gruppo di misure che modifica sostanzialmente una politica chiave dell’Unione, com’è senz’altro quella sull’immigrazione.

I difensori della linea dura assicurano che si tratta di “soluzioni innovative”, un eufemismo che cerca di nascondere (senza successo) le vecchie politiche di chiusura ed espulsione che in passato si sono dimostrate sempre inefficaci. Come ha ricordato il ministro dell’interno spagnolo, il giurista Fernando Grande-Marlaska, i “centri di rimpatrio” suscitano “forti dubbi giuridici” in merito all’effettiva protezione dei diritti delle persone coinvolte.

Il parlamento europeo dovrà ratificare l’accordo il 15 dicembre, ma il danno ormai è fatto. Anche nell’improbabile caso in cui le misure fossero rese meno severe, infatti, l’inasprimento della politica migratoria è un processo chiaramente avviato.

Eppure, nonostante tutto, l’Unione non può dimenticare di essere obbligata a garantire che il trattamento riservato ai migranti – sia all’interno delle sue frontiere sia all’esterno, quando si fa ricorso ai suoi finanziamenti – rispetti scrupolosamente le norme europee sui diritti umani. Quest’obbligo non può essere oggetto di trattative. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati