Il ministero della difesa russo ha annunciato un cambiamento negli obiettivi militari in Ucraina. Secondo il portavoce del ministero, le forze russe si concentreranno sulla conquista del Donbass, “riducendo drasticamente” le operazioni a Kiev e Černihiv. Secondo le fonti consultate da Meduza, la decisione è stata presa per ragioni politiche e militari. I leader russi non sono sicuri che il paese possa reggere all’impatto delle sanzioni occidentali.

Alla fine di marzo, un mese dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, i vertici dell’esercito si sono rassegnati all’idea che Kiev non possa essere “conquistata con uno spargimento di sangue limitato” e che la Russia non possa prendere la capitale ucraina con le forze impiegate in quella che definisce “un’operazione militare speciale”. È stato confermato da tre fonti vicine all’amministrazione del presidente e da due fonti vicine al governo di Mosca.

Altre fonti affermano che durante i primi giorni dell’invasione sia gli ufficiali dell’esercito sia Putin erano sicuri che “l’operazione speciale” sarebbe stata relativamente semplice. Nessuno si aspettava dagli ucraini una resistenza così agguerrita. Alla fine di febbraio una persona vicina al Cremlino era convinta che il problema principale per la Russia non sarebbe stato la conquista delle grandi città, ma riuscire a imporre nuove amministrazioni nelle aree occupate. Non c’era nessun dubbio che le forze russe avrebbero raggiunto i loro obiettivi (Kiev compresa), ma spiegava: “Non sarà facile trovare persone capaci di gestire un territorio complesso e urbanizzato. Non ne abbiamo abbastanza nemmeno per la Crimea e per Sebastopoli”. All’inizio di marzo, però, le stesse fonti affermavano che lo scenario più probabile era quello in cui la Russia avrebbe assunto il controllo solo del Donbass.

Cinque persone consultate da Meduza hanno attribuito l’ammorbidimento delle posizioni russe nei colloqui di pace ai fallimenti dell’esercito sul campo. Dopo l’incontro tra le delegazioni russa e ucraina a Istanbul il 29 marzo, il portavoce del ministero della difesa russo, il colonnello generale Aleksandr Fomin, ha annunciato che le forze russe avrebbero “drasticamente ridotto l’attività militare in direzione di Kiev e Černihiv”. In quel contesto il ministro della difesa Sergej Šojgu ha dichiarato che “la liberazione del Donbass” era “l’obiettivo principale” delle operazioni militari russe.

Putin non ha ancora deciso

Le fonti di Meduza sostengono che alla fine di marzo alcuni componenti del governo hanno illustrato a Putin i loro calcoli sullo stato dell’economia. Precisando che in base a quei dati “il paese non è in grado di vivere in modo normale sotto l’effetto delle sanzioni”.

“Al momento sono in corso incontri di governo in diversi ambiti e il contenuto è sempre lo stesso: possiamo affidarci alle riserve per vari mesi, ma quello che potrebbe succedere in seguito, soprattutto se nessuna delle sanzioni verrà cancellata, non è chiaro per nessuno. Anzi, è evidente che le cose andranno male. Ci saranno problemi per le infrastrutture e per i trasporti”, ha spiegato a Meduza una persona vicina al consiglio dei ministri.

Fonti legate all’ufficio del presidente affermano che Putin non ha preso una decisione su come procedere e che è “influenzato da gruppi diversi e da persone diverse”. Putin vorrebbe che ci fosse “una parvenza di dibattito pubblico” sulla guerra in Ucraina. Il desiderio di questo “dibattito pubblico” implica che il presidente sia pronto ad ascoltare chi sostiene la necessità di trovare un accordo di pace con l’Ucraina e non solo chi vorrebbe portare avanti una guerra totale. “Le persone vicine al Cremlino tendono a sostenere l’idea dell’accordo e vogliono usare anche internet per questo. Il partito della guerra, invece, è composto da persone come il capo della repubblica cecena Ramzan Kadyrov e il portavoce della duma (la camera bassa) Vjačeslav Volodin, convinti che Putin voglia continuare il conflitto fino alla vittoria. Per questo sono decisi a seguirlo”, spiega una fonte vicina al presidente.

Contro i negoziati

Altri funzionari dello stesso organismo temono che una “possibile tregua con l’Ucraina intacchi la popolarità di Putin”. “La popolazione è stata surriscaldata dalla propaganda. Se verrà deciso di conquistare solo il Donbass, come verrà affrontata la questione di quelli che i russi chiamano nazisti? Mosca non li combatte più? La parola nazisti è stata usata senza sosta. Non riesco a immaginare come potremmo limitarci al Donbass senza perdere consenso”, spiega un esperto di comunicazione che lavora per il Cremlino.

Da sapere
La situazione sul terreno
fonte: financial times

Sempre qualcuno vicino a Putin afferma che un altro aspetto della propaganda creerà problemi: all’inizio era stata annunciata una “rapida conquista di Kiev” e l’organizzazione di una “parata sulla Chreščatyk” (la strada principale della capitale ucraina). “Cosa dirà il Cremlino? Che abbiamo cambiato idea sulla conquista di Kiev? E perché? Certo, i sostenitori delle guerra non sono molti, ma rappresentano una parte della società che ha cominciato a farsi sentire dopo i negoziati a Istanbul”. La stessa fonte racconta che dopo l’annuncio di un ridimensionamento delle operazioni militari a Kiev sono aumentati i commenti dei “patrioti” .

Da metà marzo in poi il Cremlino ha fatto dei sondaggi per capire cosa pensano i russi della guerra e cosa li preoccupa maggiormente. Una persona che abbiamo contattato sottolinea che dopo “l’operazione militare speciale” la popolarità di Putin è aumentata (un sondaggio del Levada center, un’organizzazione indipendente, rivela che a marzo l’indice di approvazione per le azioni del governo ha raggiunto l’83 per cento, mentre la fiducia nei confronti di Putin ha superato il 44 per cento, dieci punti percentuali in più rispetto alla precedente rilevazione). Ma non è chiaro cosa succederà nell’immediato. Nessuno può dire se l’ipotesi di abbandonare il piano per la conquista di Kiev scatenerà la rabbia dell’elettorato che sostiene il Cremlino. “A favore della guerra ci sono anche i cosiddetti patrioti da poltrona, che appoggiano lo sforzo bellico ma non scenderebbero mai in piazza per chiedere la continuazione delle ostilità. Le donne con più di quarant’anni sono un’altra parte della popolazione che sostiene l’operazione militare, ma quando gli viene chiesto: ‘sareste disposte a inviare un familiare al fronte?’, rispondono di no”, spiega la fonte di Meduza facendo riferimento ai risultati dei sondaggi del Cremlino. Aggiunge anche che nella maggioranza dei casi i russi citano la “minaccia dall’occidente” come motivo per sostenere la guerra, ripetendo “quello che gli viene raccontato dalla tv”.

Grave crisi economica

In questo contesto il Cremlino ha organizzato un incontro per discutere le strategie per giustificare davanti ai russi l’eventuale negoziato di pace con l’Ucraina. A quanto pare l’incontro non ha prodotto strategie convincenti. “La fornace della locomotiva è stata riempita di carbone e non è possibile fermarla di colpo”, avrebbe dichiarato uno stratega politico durante la riunione.

Dalla prospettiva presidenziale il problema nasce dal fatto che alcuni propagandisti russi chiedono apertamente che il conflitto vada avanti. “Per esempio il presentatore della tv di stato Vladimir Solovëv ha inveito ripetutamente contro il negoziatore capo della Russia Vladimir Medinskij”, mentre altre persone “non sanno come fare un passo indietro senza perdere la faccia”.

Fonti vicine al Cremlino sottolineano che per la “popolazione patriottica” la delusione potrebbe essere enorme. “Per loro era come guardare una serie tv conoscendo già il finale: nell’ultimo episodio Kiev verrà conquistata. E invece ora, a metà della serie, ci sono i negoziati di pace e sembra che la conquista di Kiev non ci sarà”.

Per questo il governo si sta preparando a un inevitabile calo della popolarità quando la guerra sarà finita, in un contesto di grave crisi economica, soprattutto nelle grandi città: Mosca e San Pietroburgo. I risultati dei sondaggi voluti dal Cremlino indicano che appena metà degli abitanti delle due metropoli è favorevole alla guerra.

Gli strateghi politici vicini alle autorità hanno già ricevuto l’incarico di preparare una “nuova ideologia per il paese” e “nuove idee nazionali”. Come ha sottolineato una fonte, “in un modo o nell’altro ci sarà la pace e i russi si chiederanno ‘A cosa è servito tutto questo? Kiev non è stata conquistata, la maggior parte delle sanzioni sono state confermate e vivere così è doloroso. Perché dovremmo sopportare questa situazione?’. Questo vuoto dovrà essere riempito dal governo, se vuole assicurarsi che non venga riempito da qualcun altro”. ◆ as

Meduza è un sito russo di giornalismo indipendente. Ha la sede in Lettonia per aggirare le leggi di Mosca sulla censura.

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Questo articolo è uscito sul numero 1455 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati