era un mistero, lo scongiuro era
norma quotidiana, sul giornale del mattino,
infilato nel calderone
ricolmo di succo d’amore, fradicio, il pene
messo dentro con forza, a rimestare
no, no
non è il trafiletto letterario della gazzetta popolare
non è stata forse messa in prima pagina,
da quel giorno in poi,
l’illustrazione in questione?
erano mostruosi, pari a colonne infuocate di lascivia,
i nascituri combustibili,
dentro l’utero materno chiamato reattore
– incontrollabile, l’ingordigia –
si sono liquefatti, fradici-fradici
ci furono perdite, mh…
parecchio l’abbiamo già dimenticato
siamo stati soggiogati?
laggiù, nel cervello elettronico,
la zuppa encefalica
nelle centrali nucleari – ce ne sono a palate –
nell’emivita dei bastoni incandescenti
nascono, uè uè, i bebèlettrici
ninna nanna, nanna fate!
Arai Takako è una poeta giapponese nata nel 1966. Insegna lingua giapponese all’università di Saitama ed è redattrice della rivista Mi’Te. Questo testo è tratto dalla sua seconda raccolta, Betto to shokki (“Letti e telai”, Michitani 2013). Traduzione dal giapponese di Edoardo Occhionero.
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Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati