Cultura Suoni
Blind date party
Bill Callahan e Bonnie “Prince” Billy (h. Banks Callahan/m. Cooper)

Tutto è cominciato nell’ottobre del 2020, quando Bill Callahan e Bonnie “Prince” Billy hanno pubblicato una cover di Blackness of the night di Cat Stevens. Poteva restare un episodio isolato, invece i due hanno continuato facendosi affiancare da altri artisti dell’etichetta di Chicago Drag City. Si sono fermati a 19 pezzi e li hanno pubblicati in un album che funziona come un doppio un po’ affollato e sconnesso, ma anche giocoso e pieno d’immaginazione. Will Old­ham, vero nome di Bonnie “Prince” Billy, ha scelto dei brani che avrebbe voluto sentire cantati da Callahan e il suo collega ha fatto lo stesso. Poi li hanno mandati agli altri musicisti, che hanno aggiunto in libertà il loro contributo. A quel punto le canzoni sono tornate ai due per il tocco finale. I risultati migliori evocano gli strani giorni della pandemia e forse è quello che trasmette il gridolino di Callahan all’inizio di Rooftop garden, ode alla vita domestica di Lou Reed. Forse il disco poteva essere più corto, ma alla fine funziona. È tenuto insieme da qualcosa d’indefinibile. Queste canzoni sulla fede, l’eccitazione, il toccare il fondo e poi rinascere portano il marchio dei loro creatori.

J.P. Woodbury, Pitchfork

Essiebons special 1973 - 1984 // Ghana music powerhouse

Dobbiamo ringraziare l’etichetta Analog Africa per averci regalato gemme vibranti del passato. Stavolta è una raccolta di brani inediti che risalgono all’età dell’oro dei club del Ghana. Questa compilation è dedicata a Dick Essilfie-Bondzie, produttore e figura leggendaria nella musica dell’Africa occidentale, amante del jazz e dell’highlife. Nel dopoguerra le ex potenze coloniali dominavano l’industria musicale. Essilfie-Bondzie aveva idee diverse e nel 1967 andò nei Paesi Bassi per negoziare un accordo con la Philips e creare il proprio impianto di produzione di vinili in Ghana. Poi fondò la Essiebons, un’etichetta pronta a catturare l’esplosione della creatività locale. Cinquant’anni dopo, alla soglia dei novant’anni, insieme alla Analog Africa ha cominciato a lavorare a una compilation che mettesse in evidenza la sua influenza sulla musica africana. Purtroppo Essilfie-Bondzie è morto prima che fosse completata, ma mentre digitalizzava i suoi archivi era comunque riuscito a scovare brani strumentali e afrobeat mai pubblicati prima. In Essiebons special la Analog Africa fa quello che le riesce meglio, creando un’eccellente introduzione alla musica ghanese e un bel tributo al signor Essiebons, con una miscela di psichedelia, jazz e funk infuocato.

Sam Walker-Smart, Clash

The time of the foxgloves
Michael Hurley (Gary Wolstenholme, Getty)

Michael Hurley ha vissuto la vita del cantante folk itinerante per più di cinquant’anni. Il suo primo album uscì nel 1963. Frequentò la scena del Greenwich village che diede vita alle carriere di Dave Van Ronk, Phil Ochs e Bob Dylan. Ha vissuto in ogni sorta di abitazione improvvisata, tende e fienili, ma la sua vera casa è sulla strada, a suonare canzoni essenziali sull’amore e la vita. Ha appena compiuto ottant’anni e in questo disco, il suo primo in dodici anni, non mostra segni di rallentamento. In The time of the foxgloves ci sono undici canzoni, alcune scherzose (Blondes and redheads), altre inquietanti (Se fue en la noche). Tutte impiegano gli strumenti musicali più basilari: chitarra acustica, violino, un organo a pompa, chitarra slide. Tutte brillano, schiamazzano e giostrano con lo spirito inimitabile di Hurley, un imbroglione, un romantico, un sognatore. Le lunghe vite non sempre producono saggezza, ma Hurley sembra aver imparato una o due cose su ciò di cui la musica ha bisogno.

Jennifer Kelly, Dusted

The musical universe of Andreas Pevernage

Anche se nel rinascimento la sua musica era molto diffusa, finora la produzione del compositore fiammingo Andreas Pevernage (1542-1591) era stata quasi del tutto ignorata dal disco, con l’eccezione di qualche pezzo in album antologici. Ma le sue opere rivelano un contrappuntista di grande spontaneità con il completo controllo di una ricca gamma di tecniche e mezzi espressivi. Accogliamo quindi con entusiasmo questa bella selezione dei suoi mottetti, canzoni e madrigali, che ci offre un ampio spaccato di una produzione sempre varia e raffinata. Il fascino di queste musiche ci arriva anche grazie all’alto livello dell’Utopia Ensemble, una giovane formazione belga. I cinque cantanti fraseggiano con dolcezza e fluidità assolute, cesellando una polifonia trasparente e costantemente leggibile.

Guillaume Bunel, Diapason

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1442 - 6 gennaio 2022
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