Se oggi le lettrici solitarie dipinte da Edward Hopper prendessero vita, smetterebbero sicuramente di essere sole. Appena terminata l’ultima pagina, si alzerebbero dal sedile del treno, dal letto o dalla poltrona del salotto per cercare il club del libro più vicino e commentare quello che hanno appena letto. Mai prima d’ora la lettura è stata così collettiva. Questi spazi proliferano come funghi sui social network, nelle librerie e all’interno dei gruppi di amici. La donne sono all’avanguardia del fenomeno e le case editrici seguono con estrema attenzione i loro passi, consapevoli dell’importanza che hanno acquisito negli ultimi anni, cercando di creare legami e promuovere i loro titoli.
Mai così numerosi
“I club del libro sono diventati una parte imprescindibile della strategia di promozione editoriale”, conferma Pilar Gordoa, direttrice del marketing e della strategia digitale della Penguin Random House in Messico. Non sono una novità, ma oggi sono numerosissimi: sul sito spagnolo della casa editrice sono registrati 2.709 club, mentre su quello messicano sono 613. Penguin collabora attivamente solo con 96.
L’origine del boom può essere fatta risalire alla pandemia. L’editrice Paola Carola (Città del Messico, 34 anni) ha deciso di creare un club online nel 2020. “In quel momento abbiamo fatto attenzione al contesto collettivo. Alla fine del lockdown le lettrici – nel mio club siamo tutte donne – volevano fare ciò che prima era impossibile”, racconta. Il suo club ha discusso la lettura di oltre quaranta libri, e con più di 130 iscritte è diventato la fonte principale di guadagni di Carola. Oggi il club collabora con illustratrici messicane e insieme al libro distribuisce cartoline, guide e altro materiale legato al titolo.
Il club della scrittrice spagnola Júlia Peró (Barcellona, 29 anni) ha solo un anno di vita ma conta già più di duecento iscritti, divisi in quattro gruppi. “È un club molto grande. Negli ultimi sei mesi è cresciuto parecchio e ho cominciato ad accorgermi dell’interesse delle case editrici”, spiega. “Significa avere un numero elevato di acquirenti. In campo editoriale duecento copie sono molte, soprattutto per le case editrici più piccole”. Gordoa riconosce che l’impatto del fenomeno sulle vendite è indiscutibile.
Sia Carola sia Peró collaborano con le gli editori per ottenere i libri che propongono, ma non accettano alcuna pressione sulle loro scelte. I gruppi hanno sempre rispettato questo meccanismo. “Le interferenze delle case editrici hanno effetti deleteri, come è accaduto con i booktuber”, sottolinea Nubia Macías, promotrice culturale ed ex direttrice del Grupo Planeta in Messico, Stati Uniti e America Centrale. “I club sono scollegati dall’aspetto commerciale, ma hanno un impatto positivo sulle vendite”, spiega. Tra i beneficiari ci sono anche le librerie, che oltre a vendere libri ospitano gli incontri di molti club.
Per gli autori che pubblicano autonomamente o attraverso case editrici più piccole la differenza può essere sostanziale. “È una piccola comunità che è diventata importantissima per noi”, spiega Eduardo Rabasa, fondatore di Sexto Piso. Il club della casa editrice esiste da molto tempo, però solo negli ultimi tre anni è cresciuto fino a contare circa 120 iscritti. Tuttavia non è necessario che la gestione del club passi da una casa editrice. “Internet ha favorito il rapporto diretto con gli autori, qualcosa che per i club è molto importante”, spiega Rabasa. Nel caso di Sexto Piso risaltano due nomi: Dahlia de la Cerda e Aura García-Junco hanno un forte seguito e una grande presenza online. “I club del libro sono una garanzia. Quando entro in contatto con un gruppo, gli iscritti hanno già letto il libro, cosa che agevola l’emergere di conversazioni non banali”, sottolinea García-Junco.
Per la casa editrice messicana Elefanta il caso più eclatante è stato quello di El cielo de la selva di Elaine Vilar, pubblicato da Lava in Spagna, passato per una moltitudine di club su entrambe le sponde dell’Atlantico. “Cerchiamo sempre nuovi lettori”, spiega Emiliano Becerril, fondatore di Elefanta. “I club sono un fattore importantissimo per creare delle tendenze tra il pubblico”. Secondo Becerril, in un contesto segnato da una moltitudine di scelte, questi spazi servono come “difesa dalla saturazione” e aiutano a selezionare i temi, i libri e gli autori. In passato questo ruolo lo ricoprivano i mezzi d’informazione, ma oggi i giovani cercano riferimenti sempre più orizzontali, liberi dalle gerarchie.
Dominio femminile
I club sono una fonte importante di lettori anche per le grandi case editrici. Il libro della Penguin Random House che negli ultimi anni ne ha beneficiato maggiormente è Una vita come tante (Sellerio 2016) di Hanya Yanagihara, spiega Gordoa. All’uscita aveva venduto poco, ma dopo l’apprezzamento dei club di lettura è finito su TikTok. Le vendite, oggi, sembrano inarrestabili.
Il primo elemento che salta all’occhio di chiunque visiti o partecipi alle attività di un club è la presenza dominante delle donne. Nel club di Carola, dove i libri scelti sono tutti scritti da donne, anche la partecipazione è totalmente femminile. Nel club di Peró, dove il sesso degli autori non è un fattore, gli uomini non raggiungono comunque il 3 per cento. “Le donne sono molto disposte ad ascoltare e non tanto, o non necessariamente, a essere ascoltate”, spiega Carola. “Ho la sensazione che ci sia più modestia in loro quando si tratta della lettura”, concorda Peró. “Tendiamo a voler conoscere l’opinione degli altri”. Nel suo club si festeggia con allegria ogni volta che un uomo decide di entrare nel gruppo.
Secondo la promotrice culturale Nubia Macías esistono tante chiavi di lettura di questo fenomeno: “Gli uomini giudicano, mentre le donne apprezzano. Questi sono spazi in cui non c’è competizione, è tutto più qualitativo”, spiega. E poi, sottolinea Macías, c’è il ruolo fondamentale della qualità della letteratura scritta dalle donne.
L’unica macchia di questo circolo virtuoso è l’incessante promozione dei libri a cui spesso sono sottoposti gli autori. Molti club chiedono a scrittori e scrittrici di partecipare agli incontri per conversare sulla lettura del mese. A volte queste richieste si traducono in maratone che monopolizzano il tempo degli autori. “In alcuni casi noto una certa stanchezza. Considerando che molti club sono virtuali, l’impegno diventa costante”, sottolinea Rabasa, di Sexto Piso.
Ma al netto di questi inconvenienti, i club del libro sono un meccanismo propulsivo che arricchisce la comunità dei lettori e la società in generale. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati