Invece che banalmente un Hitler alla sua fine nel bunker, ci viene qui raccontato un Hitler all’inizio della sua fine nel luogo in cui si ritirava sempre più spesso per governare: Berg­hof, la fattoria situata tra le alpi bavaresi. Il paesaggio grandioso, soprattutto di notte, “ispirò” le sue imprese di conquista e sterminio. Concentrando la narrazione su cinque giorni cruciali che corrispondono ad altrettanti capitoli, prima, durante e subito dopo lo sbarco in Normandia, Marco Galli imposta graficamente il racconto sull’opposizione tra un segno grafico aereo e leggero, che trova una sua personale prossimità con quello di un Manuele Fior, e due colori, il rosso e soprattutto il nero, usati come “macchie” che tutto divorano. La macchia dell’ombra e la macchia del tramonto come del sangue. In definitiva, i due colori della bandiera nazista. All’uso continuo di simbologie visive, nelle singole immagini come nella costruzione della tavola, si aggiunge la sovrapposizione di classici della pittura romantica (Caspar Friedrich). Se questo rovesci oppure allarghi il senso dell’iconografia romantica, è una riflessione offerta al lettore. Infine, una psichedelia a tratti pop è il veicolo di un’interpretazione psicoanalitica, sessuale ma non solo, su un Hitler grottesco e allucinato dalle droghe. Un’opera unica, dove delle sorte di “quadri” concettuali ampliano e sostengono una raffinata narrazione ellittica e onirica.

Francesco Boille

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Questo articolo è uscito sul numero 1462 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati