Succede spesso che la fine di una storia ci lasci con il fiato sospeso o al contrario un po’ delusi. Aspettiamo a volte il lieto fine e se non arriva sono lacrime e musi lunghi. Ma le favole, va ricordato, possono essere delle metafore della vita, funzionano senza usare troppe parole. E Carl Norac, poeta francofono e grande viaggiatore, fa questo. Ci fa percepire ogni vibrazione con il cuore. La storia di Sentimento, una sorta di robot incompleto che vaga in una lugubre città invernale, cacciato dal suo creatore e vilipeso da quasi chiunque incontri, in fondo è una storia che conosciamo bene. L’ambivalenza che abbiamo nel vivere i nostri sentimenti. La difficoltà di accettarsi. L’impossibilità di mettere al centro la fragilità. E mentre gustiamo le parole di Norac o affondiamo gli occhi nelle illustrazioni spettacolari di Rébecca Dautremer, capiamo quello che succede ai nostri sentimenti, spesso cacciati ai margini della nostra vita. E così la storia di un tenero robot, creatura di latta e amore, diventa in fondo anche la nostra. Squarcia un velo. L’ambientazione data dalle illustrazioni, con i visi spigolosi, le brughiere innevate, ombre che ci fanno intuire rabbia e furia, fanno il resto. Un albo dolcemente triste. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1499 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati