Gloria Riggio, poeta originaria di Agrigento e acclamata campionessa italiana di poetry slam, con la sua raccolta ci dona qualcosa di puro e urgente. Pubblicato ad aprile di quest’anno, Ave Maria piena di rabbia si fa notare fin dal titolo come un vero e proprio manifesto politico in versi, un atto di ribellione spirituale e sociale che brucia le frontiere della pagina scritta per scoppiare come cuore pulsante nella performance a cui approda. La scelta editoriale di BeccoGiallo si rivela strategica e splendente: le poesie di Riggio non sono solo da leggere o recitare, ma contengono una componente visiva da mangiare con gli occhi. Le illustrazioni di Giulia Zanotto poi donano sfumature non immaginabili, veri ponti visivi tra realtà e versi. Quella di Riggio (e anche di Zanotto) non è però un’immagine poetica neutra, ma è qualcosa che graffia, ferisce con la forza della denuncia, della resistenza. Per questo la poesia si fa corpo, si fa parola urgente e concreta. Riggio parla di abusi, di diritti delle donne, di consenso, di migrazioni, di razzismo, di sterminio con l’arte delle vecchie maestre e dell’oralità del quotidiano. Ci sono gli echi di antenati, di onde del mare, di sirene e di naufraghi nei suo versi. È una poesia che lotta per esistere e far esistere.

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Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati