Anya Hindmarch è una designer britannica che produce borse, per lo più di lusso, e che di recente ha aperto un caffè a Londra. È anche l’autrice dei chubby heart, palloni gonfiabili rossi a forma di cuore che esprimono l’essere chubby (paffuto) sia con le loro dimensioni (uno di questi era stato installato tra le due ciminiere della Battersea power station di Londra nel 2019 e riempiva quasi tutto lo spazio) sia con delle fossette qua e là. A febbraio, subito dopo il capodanno lunare, i chubby heart sono sbarcati anche a Hong Kong per volontà del governo, che ha speso più di un milione dei dollari locali (circa 117mila euro) presi da fondi pubblici per spargere cuori nella città (ho dovuto fare pressioni per scoprire il costo di questa iniziativa). Per rendere più accattivante la cosa è stata creata anche un’app con cui localizzarli. L’idea del governo era che i turisti arrivati a festeggiare il capodanno e i residenti sarebbero corsi a farsi dei selfie sotto i palloni. Qualcuno l’ha fatto, ma non è stato un grande successo.

Ormai i cittadini non hanno alcun modo per esaminare le iniziative del governo, dato che gli unici deputati del consiglio legislativo, il parlamento locale di Hong Kong, fanno parte di un gruppo selezionato dal governo prima delle elezioni e tra loro non c’è nemmeno un esponente del movimento democratico.

Sono stati sequestrati i libri sulle proteste di piazza Tiananmen del 1989, su tutte le manifestazioni a Hong Kong, e quelli scritti da personaggi politici favorevoli alla democrazia

La cosa un po’ orwelliana di questa storia dei chubby heart è che il loro arrivo a Hong Kong ha coinciso con il periodo in cui è stato introdotto l’articolo 23 della costituzione della città, il cui percorso di approvazione è andato a una velocità senza precedenti. La norma, diventata legge il 19 marzo, espande ulteriormente il concetto di segreto di stato, di sedizione e di collusione con forze estere, l’insurrezione, il sabotaggio e prevede l’ergastolo per il tradimento (ma anche per chi è a conoscenza di atti di possibile tradimento e non li denuncia). Molti di questi aspetti ricadevano già sotto la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel 2020, ma secondo il governo di Hong Kong quella norma non bastava. E quindi non solo era necessario l’articolo 23, ma bisognava approvarlo in fretta. Mentre fuori del consiglio legislativo galleggiano nell’aria i chubby heart, dentro la camera si fanno le corse per avere la legge in vigore già ad aprile. E nessuno può dire niente in contrario.

Nel frattempo dal calendario continuano a scomparire improvvisamente eventi culturali: l’Hong Kong performing arts academy aveva messo in cartellone per la fine dei corsi universitari un adattamento di Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo, già portato in scena varie volte a Hong Kong e in Cina. Lo spettacolo è stato cancellato senza una spiegazione, come al solito.

Nello stesso modo sono spariti anche moltissimi libri dalle biblioteche pubbliche e universitarie della città: è stato tolto George Orwell, ma anche Lu Xun (1881-1936), lo scrittore considerato tra i padri della letteratura cinese moderna, che non è censurato in Cina. Sono stati sequestrati i volumi sulle proteste di piazza Tiananmen del 1989, su tutte le manifestazioni a Hong Kong negli ultimi anni, e quelli scritti da personaggi politici favorevoli alla democrazia che ora si trovano in prigione o in esilio.

Il governo continua a dire che niente di tutto questo avrà effetti sullo status internazionale di Hong Kong. Oltre ai chubby heart, sta pensando di organizzare ogni mese dei fuochi d’artificio nel porto di Victoria, sempre per attirare i visitatori.

Anche i dati sul turismo, in realtà, sono diventati un tema scottante. Mentre le autorità locali incolpano “forze straniere” per le manifestazioni degli anni passati e per l’esistenza di un movimento favorevole alla democrazia, continuano a diminuire i visitatori in arrivo dall’Asia o dal resto del mondo. Aumentano solo quelli dalla Cina continentale.

Un turista è un turista, certo, ma mentre a Hong Kong cambia quasi tutto, le autorità continuano a far finta che non stia cambiando proprio niente. Sollevare il problema, inoltre, è considerato sospetto: la stampa internazionale è accusata di portare avanti una “campagna di diffamazione” e per contrastarla i cittadini sono incoraggiati a “raccontare la bella storia di Hong Kong”.

Nel frattempo, sotto ai chubby heart, continuano a scomparire altri eventi. Vari autori stranieri hanno scelto di non venire al festival internazionale di letteratura, in programma dal 4 al 10 marzo, dato che in passato alcuni avevano avuto problemi politici (il caso più noto è stato quello del dissidente cinese Ma Jian nel 2018). Dal cartellone del festival delle arti scompaiono opere teatrali internazionali, e il festival internazionale del cinema ha scelto rassegne e anteprime senza rischi.

Ma davvero i turisti cinesi, che a Hong Kong un tempo compravano libri introvabili in Cina e potevano assistere a manifestazioni politiche libere, si vorranno spostare solo per vedere i fuochi d’artificio? ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati