Il dna antico di una comunità di neandertal fornisce informazioni importanti sulla struttura sociale dei nostri parenti estinti. Sembra dimostrare tra le altre cose che le femmine si spostavano tra le comunità, mentre i maschi erano stanziali.

“In passato molti ricercatori avevano cercato di capire com’erano organizzate le comunità neandertaliane indagando sulle grotte e sulle orme”, racconta uno degli autori dello studio, Benjamin Peter, dell’istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia, in Germania. “In questo caso, però, abbiamo trovato delle prove dirette grazie al dna. È la prima volta che si ottengono informazioni simili con la genetica”.

Peter e i suoi colleghi hanno estratto il dna da quindici dei diciassette frammenti di ossa e denti rinvenuti nella grotta di Chagyrskaya, nei monti Altaj, in Siberia, Russia. I quindici frammenti appartengono a undici neandertal, tra cui ragazzi e bambini. La datazione dei sedimenti e delle ossa di bisonte presenti nel sito indica che i neandertal vivevano lì tra 51mila e 59mila anni fa, mentre il dna dimostra che molti di loro avevano rapporti di parentela. “Probabilmente vissero nello stesso periodo”, dice Peter.

Tra i resti sono stati trovati un padre e una figlia. Il padre ha lo stesso dna mitocondriale di altri due maschi, con cui quindi condivideva un’antenata comune, forse una nonna. Un altro maschio è parente di secondo grado di una femmina, che potrebbe essere la nonna o la zia, ma il dna a disposizione dei ricercatori non permette di stabilire l’esatta parentela. Secondo Peter, i membri della comunità potrebbero essere morti più o meno nello stesso periodo, ma non si conoscono le cause e non ci sono segni di sepoltura.

Il dna rivela anche un livello di endogamia, l’incrocio tra individui strettamente imparentati, nettamente superiore rispetto alle moderne comunità di cacciatori-raccoglitori, a dimostrazione del fatto che la popolazione neandertaliana della zona era poco numerosa. “È una cosa insolita”, spiega Peter. “Qualcosa di simile si verifica oggi nelle specie a rischio di estinzione, tra cui i gorilla”.

I ricercatori non sono in grado di dire se l’endogamia abbia avuto conseguenze sulla salute degli individui. Probabilmente la caratteristica non era tipica dei neandertal, ma dovuta al fatto che si trattava di una comunità isolata. “Altri siti, come la grotta di Vindija, in Croazia, indicano la presenza di popolazioni più eterogenee”, dice Chris Stringer del Museo di storia naturale di Londra, che non ha partecipato allo studio.

I ricercatori hanno anche confrontato la variabilità dei cromosomi Y, ereditati dal padre, con quella del dna mitocondriale, ereditato dalla madre, scoprendo che quest’ultima era dieci volte superiore. “Non conosco popolazioni umane in cui ci sia una situazione del genere”, dice Peter. Questo suggerisce che i maschi restavano nella comunità in cui erano nati, mentre le femmine si spostavano.

La migrazione femminile è l’elemento predominante dei moderni cacciatori-raccoglitori, spiega Stringer, ed è stata rilevata anche tra i neandertal della grotta di El Sidrón, in Spagna: “Il fatto che sia emersa anche nella grotta di Chagyrskaya, con dati più attendibili, sembra indicare che fosse comune tra i neandertal”.

Peter e i suoi colleghi hanno cercato di estrarre il dna da dieci esemplari della vicina grotta di Okladnikov, ma sono riusciti a farlo solo per due individui non imparentati tra loro e neanche con la comunità di Chagyrskaya.

Del gruppo di ricercatori fa parte anche lo svedese Svante Pääbo, che quest’anno ha ricevuto il premio Nobel per la medicina per le sue scoperte sull’evoluzione umana e sui genomi dei nostri parenti estinti. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 103. Compra questo numero | Abbonati