Chiara Sfregola
L’estate verticale
Fandango libri, 240 pagine, 18 euro

Tutto comincia nell’estate del 2001. Sullo sfondo la Genova del G8 e le torri gemelle. In primo piano Livia e Veronica, amiche da sempre e in vacanza anche amiche di Cora. Ufficialmente, il pomo della discordia che fa crollare tutto è la globalizzazione (privilegi borghesi, classi operaie, pezzenti arricchiti, eccetera), ufficiosamente – dice Veronica – è l’invidia. Se non che anni dopo, una partecipazione di matrimonio informa Livia che Veronica si sposa con una donna, una settimana prima delle sue stesse nozze, con Samuele. I capitoli successivi sono sette monologhi di donne che formano una rete di relazioni intrecciate, di desideri che si parlano anche quando tacciono. _L’estate verticale _racconta di un’estate durata vent’anni che accompagna ragazze che diventano donne, si amano, si detestano, si tradiscono, in un’Italia del sud che lascia il posto a Roma, a Procida, alla Spagna. La stessa storia assume contorni ogni volta diversi, come le stesse protagoniste sono ora il dritto ora il rovescio a seconda dell’io narrante. Il nuovo romanzo di Chiara Sfregola è un bel libro, ci tiene incollate alla pagina, coinvolge e intrattiene senza sacrificare. Quello che mi colpisce di questo romanzo corale, con più prospettive e protagoniste, è la capacità dell’autrice di plasmare le voci, di piegare gli stili, di rendere riconoscibili tutti gli io. Qui mi pare un esercizio riuscito. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati