Il 29 maggio i sudafricani hanno votato e, come previsto dai sondaggi, l’African national congress (Anc, al potere dal 1994), è sceso al 40 per cento, mentre la Democratic alliance (Da, all’opposizione) è stata l’unica a registrare una crescita, seppur limitata. L’ascesa dell’uMkhonto weSizwe (Mk), arrivato terzo con il 14,7 per cento dei voti, ha dato slancio ai populisti, anche se ha tolto voti agli Economic freedom fighters (Eff), guidati dal demagogo Julius Malema. Mentre si avviano i colloqui per formare una coalizione di governo, vale la pena sottolineare alcuni punti.

La democrazia funziona L’Anc, cavalcando l’eredità di Nelson Mandela, ha governato per trent’anni, ma è stato punito per le promesse non mantenute. Pensando a chi possa gestire meglio il potere in base ai propri interessi, i cittadini hanno indicato ancora l’Anc, e a seguire la Da, l’Mk, gli Eff e, al quinto posto, l’Inkatha freedom party (Ifp, con una forte base tra gli zulu). I voti sono andati soprattutto ai grandi partiti, che si sono divisi circa il 90 per cento dei consensi. Sono stati penalizzati invece quelli piccoli, spesso incentrati su singole personalità.

Le coalizioni non servono solo a condividere il potere Anche se la democrazia ha trionfato, non è consolidata. I colloqui di questi giorni determineranno chi governerà il Sudafrica per i prossimi cinque anni. Si delineano tre scenari: una coalizione tra l’Anc, la Da e l’Ifp intorno ai valori condivisi del rispetto della costituzione, dello stato di diritto e del controllo della spesa pubblica; una coalizione tra l’Anc con l’Mk o gli Eff, sulla base di un’agenda populista, in cui il rispetto della costituzione assume un’importanza relativa; un governo di minoranza dell’Anc, con il sostegno di uno o più partiti quando si tratta di approvare bilanci o altre leggi.

Una coalizione quindi non riguarda solo le politiche e l’efficacia del governo. Può decidere se la democrazia sudafricana sopravvivrà o meno.

Senza maggioranza
L’assemblea nazionale del Sudafrica eletta il 29 maggio. Ha votato il 58,7 per cento degli elettori. (Fonte: DAILY MAVERICK)

La partecipazione è in crisi L’affluenza alle urne è stata bassa: ha scelto di votare circa il 40 per cento dei sudafricani maggiorenni (e il 58,7 per cento degli elettori registrati). Questa mancanza di partecipazione crea una crisi di legittimità per le istituzioni democratiche, dal momento che quasi 23 milioni di persone preferiscono astenersi, disilluse. In parte è colpa della mancanza di educazione civica e dei discorsi pubblici “tossici”, secondo cui votare non fa alcuna differenza. Non hanno contribuito le lunghe code e la gestione caotica della commissione elettorale.

Attenzione alla disinformazione Sui social media è stato mobilitato un “esercito” per fare campagna a favore dell’Mk di Jacob Zuma, un intervento che ha dato i suoi frutti. Secondo un recente rapporto, “l’Mk ha sfruttato una comunità online già esistente” per costruire rapidamente una forte presenza in rete. Con l’inizio delle trattative sulla coalizione, una nuova ondata di notizie false si è abbattuta sui social media per spingere l’Anc a non governare con la Da. Questi tentativi di sabotare il processo decisionale avvelenano lo spazio pubblico e rendono più difficile fare delle scelte razionali. ◆ fsi

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Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati