Si parlava di trauma e intimità. Ma la conferenza si svolgeva nel classico stile di Esther Perel: caldo, giocoso, colto, provocatorio ed esaltato dal suo accento, che sembra francese ma in realtà è belga. Alludendo al poeta messicano Octavio Paz e allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, Perel ha chiesto al pubblico: “E se l’erotismo fosse l’elemento catalizzatore in grado di aiutare a guarire dal trauma?”. Anche se il pubblico di questa conferenza dell’estate scorsa era pieno di professionisti, molti sembravano lì per fare domande “per conto di un amico”. Tante riguardavano l’infedeltà o le relazioni durante la pandemia, due argomenti su cui Perel è specializzata.

La psicoterapeuta, 64 anni, non aveva certo bisogno di presentazioni: è l’esperta di relazioni sentimentali più famosa del mondo, al punto che i suoi fan la fermano per strada a New York. Lo psichiatra Bessel van der Kolk, che ha introdotto il suo intervento alla conferenza, l’ha presentata comunque: “Esther è una persona straordinaria. È una bravissima formatrice, terapeuta, oratrice, conduttrice di podcast e scrittrice”.

Durante la pandemia il lavoro di Perel ha assunto un significato particolare: le persone chiuse in casa guardavano i suoi video su YouTube e ascoltavano il suo podcast sulla terapia di coppia, Where should we begin?, alla ricerca di consigli sulle loro relazioni in un periodo di grande incertezza. Tra le domande a cui rispondeva più spesso c’era questa: perché, anche se stiamo tutto il tempo con il nostro partner, non facciamo sesso?

La fama di Perel però era enorme già prima del 2020. I suoi due libri sono stati tradotti in trenta lingue (in Italia da Ponte alle Grazie e Solferino) e hanno venduto quasi un milione di copie solo negli Stati Uniti. I suoi podcast, sedute di coppia per partner o soci in affari, sono regolarmente nella classifica dei primi cento podcast della Apple. Il suo gioco di carte Where should we begin? costa quaranta dollari (circa 36 euro). La invitano spesso a tenere conferenze. Non rivela qual è il suo compenso, ma dice che fa alcuni interventi gratis o chiede che il denaro sia versato in beneficenza.

Elizabeth Chambers, ex moglie dell’attore Armie Hammer, caduto in disgrazia in seguito ad alcune accuse di violenza sessuale, ha svelato di recente che Perel è stata la consulente di coppia per gran parte dei loro dieci anni di matrimonio. Zachary Taylor, direttore di Psychotherapy networker, un’importante rivista di psicoterapia, ha definito Perel una “rara artista che mescola i generi” e ha aggiunto: “Non è comune che una terapeuta diventi così famosa. In passato, quando è successo, la cosa ha provocato qualche dissenso all’interno della comunità scientifica. Con Esther invece è successo il contrario”.

Un tifoso sfegatato

Di persona Perel è come si vede in pubblico: intima, vivace, raffinata. Parla un inglese perfetto e mette in campo una quantità di sinonimi degna di un dizionario. In realtà l’inglese è la sua sesta lingua. Ne parla nove e ne usa sette per fare terapia. Dà l’impressione di essere audace e al tempo stesso materna. T’invita a confidarti. Quando parli con lei, immagini come sarebbe far partecipare alla conversazione il tuo partner per una piccola terapia di coppia improvvisata.

Quando l’ho incontrata eravamo in un bar (vuoto, visto che era giorno) del Soho Grand Hotel di New York, vicino all’appartamento che Perel condivide con il marito Jack Saul, uno psicoterapeuta specializzato nei traumi individuali e collettivi. Sono sposati da più di 35 anni. Saul è un tifoso sfegatato della moglie. “Non puoi immaginare quante persone la fermano per dirle ‘hai cambiato la mia vita’”, racconta. Perel non pensava che le cose sarebbero andate così. “Non ho deciso io di diventare un personaggio pubblico”, ha detto. “Non era un obiettivo”.

Se consideriamo la sua traiettoria come un’evoluzione invece che una strategia, dobbiamo partire dalla sua infanzia trascorsa ad Antwerp, in Belgio, in mezzo a sopravvissuti dell’olocausto. Tra loro c’erano i suoi genitori, due polacchi che si conobbero durante la liberazione dai campi di concentramento. La comunità ebraica si divideva più o meno in due gruppi, racconta Perel: quelli che parlavano delle loro esperienze e quelli che non ne parlavano. Quelli che ne parlavano a loro volta erano di due tipi, “chi sottolineava la vittimizzazione e chi invece poneva l’accento sull’eroismo”, racconta. I suoi genitori appartenevano a quest’ultimo gruppo. “Volevano vivere la vita nella sua forma più piena. E sperimentavano l’erotismo come antidoto alla morte”.

Non voglio parlare solo a un pubblico di addetti ai lavori, voglio parlare con le persone normali, e non voglio restare confinata in studio

Perel ha studiato scienze dell’educazione alla Hebrew university di Gerusalemme. Per pagarsi gli studi faceva teatro per i bambini usando delle marionette e conduceva laboratori per ragazzine adolescenti incentrati su movimento e teatro terapia. Questo l’ha portata a iscriversi a un master in terapie espressive al Lesley university di Cambridge, in Massachusetts. All’inizio pensava di tornare a casa, poi ha prevalso il suo desiderio di una formazione più approfondita ed è rimasta negli Stati Uniti. Per decenni la sua pratica clinica si è concentrata soprattutto sulle coppie miste – interrazziali, interculturali, interreligiose – e con le coppie che sperimentano difficoltà legate alle differenze culturali. Ha scritto saggi, tenuto conferenze, insegnato. Intanto, la sua reputazione cresceva. Lei e il marito hanno avuto due figli, oggi adulti.

Era la fine degli anni novanta. “E poi un giorno è arrivato lo scandalo Clinton”, ha ricordato Perel. L’ha colpita il modo in cui ha riguardato Hillary Clinton, è stato una sorta di test di Rorschach sulla fedeltà nel matrimonio. Umiliata in pubblico, Clinton si è trovata davanti a una scelta difficile: restare o andarsene? “Era un dibattito interessante. Negli Stati Uniti, secondo la cultura dominante, se sei stato tradito faresti meglio ad andartene. Al centro di tutto c’è l’io. Molte società invece ritengono più importante la salvaguardia della famiglia”, racconta.

Pochi giorni dopo Rich Simon, il fondatore e direttore di Psychotherapy Networker, le ha chiesto: “A cosa stai pensando in questo periodo?”. “Gli ho risposto con leggerezza: ‘Agli americani e al sesso’. E lui mi ha detto, ‘E perché non ne scrivi?’”, ricorda Perel. Il risultato è stato un articolo intitolato Erotic intelligence: reconciling sensuality and domesticity, pubblicato sulla rivista nel 2003. Il tema era semplice ma sovversivo, in una cultura che idealizza l’immagine del partner come una persona che deve sempre soddisfare i nostri bisogni emotivi, intellettuali e sessuali. Perel sosteneva che le cose che vogliamo dalle relazioni lunghe – stabilità, sicurezza, intimità – possono essere un ostacolo al sesso eccitante, che è alimentato dal mistero, dal pericolo e dall’incertezza. “È una delle poche persone in grado di combinare la formazione nella terapia di coppia, basata sull’intimità, la condivisione e l’apertura, con la terapia sessuale, che sostiene la necessità della tensione creativa per l’erotismo”, dice il terapeuta Terry ­Real. “È anche molto intelligente, ed è una femminista che conosce bene la psicologia maschile”.

Perel non è stata certo la prima a notare che stare insieme per molto tempo può far diminuire il desiderio sessuale. Tra i testi che hanno influenzato la sua opera cita il libro scritto nel 2002 dallo psicanalista Stephen Mitchell, L’amore può durare? (Raffaello Cortina 2003). Ma si è rivelata la persona giusta per far conoscere quei concetti a un pubblico più vasto. Il suo articolo è stato ripubblicato dalla rivista Utne Reader, e poco dopo sono arrivate le proposte di scrivere un libro.

“Nel giro di una settimana sono stata contattata da varie persone”, racconta Perel. Ha firmato con l’agente Tracy Brown, che aveva letto l’articolo su Utne Reader mentre girovagava nella libreria Barnes&Noble durante la pausa pranzo. A questo punto c’è stata una vivace guerra di offerte. “Siamo sempre alla ricerca delle cose che lei aveva da offrire, ma di rado le vediamo tutte insieme in una sola persona”, ha raccontato Gail Winston, direttore esecutivo della HarperCollins, che ha comprato i diritti del libro. Il saggio, L’intelligenza erotica. Riconciliare erotismo e quotidianità (Ponte alle Grazie 2007), è stato pubblicato negli Stati Uniti nel 2006. “È partito piano, poi è diventato un best seller”, ha detto Perel.

Dopo un tradimento

Nel 2013 ha tenuto il suo primo Ted talk sul tema “Il segreto del desiderio in una relazione lunga”. Alla domanda “Quindi perché di solito il buon sesso a un certo punto finisce?”, il pubblico pendeva dalle sue labbra. Era come se avesse sbirciato nelle stanze da letto delle persone e avesse confermato i loro sentimenti complicati su desiderio e fedeltà. La conferenza è stata vista un milione di volte in una settimana, racconta Perel.

“A quel punto le cose sono cambiate”, prosegue. “Mi sono detta: ‘Non voglio parlare solo a un pubblico di addetti ai lavori, voglio parlare con le persone normali, e non voglio restare confinata tra le pareti del mio studio’”.

A quanto pare, il mondo aveva tanta voglia di ascoltare quanta lei ne aveva di parlare. Nel suo secondo libro, Così fan tutti. Ripensare l’infedeltà (Solferino 2018), Perel sosteneva che l’infedeltà può, in modo del tutto controintuitivo, avere un effetto positivo su un matrimonio, e che dopo un tradimento le coppie devono prestare attenzione tanto ai desideri e ai bisogni dei traditori quanto al dolore e al senso di tradimento dei traditi. Spesso, dice Perel, le persone che tradiscono non sono stanche del partner, ma di se stesse.

Nel 2015 Perel ha tenuto il suo secondo Ted talk su questo argomento. “So cosa state pensando. Ha un accento francese, ovvio che sia favorevole alle relazioni extraconiugali”, ha detto. Un luccichio malizioso le è balenato negli occhi. “Vi sbagliate. Non sono francese”. E no, non è favorevole al tradimento. “Molte persone associano a una malattia terminale esperienze positive, di quelle che cambiano la vita”, scrive in Così fan tutti, “non per questo raccomanderei di ammalarsi di cancro, non più di quanto raccomanderei di farsi una storia”.

Man mano che la sua fama cresceva, per Perel sono aumentate le richieste di parlare, scrivere, tenere discorsi e seminari in tutto il mondo. Ha assunto Lindsay Ratowsky, che in passato era stata l’assistente dell’attrice Jessica Biel, dopo averla conosciuta a una festa. Sono diventate socie di una nuova azienda, la Esther Perel Global Media. Hanno assunto nuove persone e rivitalizzato il sito internet di Perel, aggiungendo dei corsi online con titoli come Riaccendere il desiderio, che le persone potevano seguire a pagamento, e altri contenuti. Dovendosi concentrare su queste cose, Perel ha ridotto la pratica clinica a due giorni alla settimana.

Nel 2017 ha lanciato Sessions, una piattaforma di formazione multidisciplinare per terapeuti, coach (chi aiuta a raggiungere determinati obiettivi) e counselor (chi sostiene le persone in momenti di difficoltà) che pagano un abbonamento mensile per guardare Perel mentre conversa con colleghi provenienti da percorsi e metodi terapeutici diversi.

Da dove cominciare

In sintonia con lo spirito del tempo, la psicoterapeuta si è lanciata anche nel campo dei podcast, e nel 2017 ha registrato il primo episodio di Where should we begin?. Quest’estate comincerà la sesta stagione. A marzo ha annunciato un nuovo accordo per un podcast con la Vox Media.

Nel programma Perel assiste coppie – gay ed etero, monogame e poliamorose, di diverse provenienze ed etnie – affrontando questioni come la fiducia, il desiderio, la fedeltà e i traumi infantili. Le sedute sono profonde, emotivamente molto intense e assolutamente non giudicanti. In una cultura sempre più incline alla confessione, il podcast è una finestra voyeuristica sui problemi delle altre persone, ma anche sul processo terapeutico in sé.

Fine dell’eros

In risposta allo sconvolgimento emotivo provocato dalla pandemia, Perel ha cominciato a pubblicare su YouTube dei workshop mensili gratuiti su argomenti che vanno dalla dissoluzione dei confini causata dall’isolamento sociale a come non impazzire rinchiusi in una casa in cui ci sono due adulti che devono lavorare ma una sola scrivania. Ha continuato con i suoi workshop anche dopo che abbiamo (forse) cominciato a uscire da questo periodo difficile. “Una conseguenza rilevante della pandemia è stata la perdita dell’eros”, ha detto Perel. “Abbiamo dovuto soffocare la parte di noi curiosa, spontanea, che ama improvvisare, andare fuori, fare caso agli eventi improvvisi, che vive in modo gioioso l’incontro con l’ignoto”.

La formazione nella terapia di coppia tradizionale spesso include l’osservazione di sedute dal vivo o in video, con il permesso dei pazienti, attraverso falsi specchi. Mostrare le sedute a un pubblico più ampio però è un fenomeno relativamente nuovo e rappresenta un anatema per gli psicoterapeuti della vecchia scuola, per i quali la riservatezza dei pazienti è sacra.

A causa della sua fama e della sua tendenza a superare i confini, Perel non piace proprio a tutti, anche se è difficile trovare un terapeuta che abbia voglia di criticarla in pubblico. “Ci sono persone secondo cui la terapia dovrebbe essere qualcosa di privato, da fare a porte chiuse. E ce ne sono altre felici del fatto che lei la stia rendendo più accessibile a un pubblico più ampio”, ha commentato la terapeuta di coppia Ellyn Bader, che fa parte di un piccolo gruppo di colleghe e colleghi con cui Perel s’incontra regolarmente.

Ascoltando i podcast viene da chiedersi se le coppie si sentano sfruttate. “È così meticolosa nella scelta delle parole, e così attenta a comunicare in modo accessibile. Ha trasformato il nostro matrimonio e le nostre vite”, ha detto una donna coinvolta in un episodio di Where should we begin?. Suo marito è d’accordo: “Ha un’incredibile capacità di capire a cosa stai pensando”. E ha aggiunto: “Mentre andavo via dalla seduta pensavo: ‘Quanto sarebbe bello se Esther diventasse la mia terapeuta’”. ◆ gim

Biografia

1958 Nasce ad Antwerp, in Belgio.
1979 Si laurea in scienze dell’educazione alla Hebrew university di Gerusalemme.
1984 Comincia a fare la psicoterapeuta.
2006 Esce negli Stati Uniti il suo primo libro, L’intelligenza erotica (Ponte alle Grazie 2007).
2013 Tiene una conferenza Ted sul desiderio nelle relazioni lunghe, che ha un enorme successo.
2017 Registra il primo episodio del suo podcast, Where should we begin?. Esce il suo secondo libro, Così fan tutti. Ripensare l’infedeltà (Solferino 2018).


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Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati