La manifestazione spontanea dei cittadini il giorno dopo l’attentato terroristico di Sousse, Tunisia, 27 giugno 2015. (Zohra Bensemra, Reuters/Contrasto)

I tunisini reagiscono all’attacco rivendicato dal gruppo Stato islamico, che venerdì ha lasciato 39 morti sulla spiaggia di Sousse, nel golfo di Hammamet. Molti hanno lasciato fiori e bandiere vicino ai lettini e agli ombrelloni dello stabilimento balneare del lussuoso hotel Imperial Marhaba, luogo dell’attentato terroristico più grave che il paese abbia mai subito. Non solo per il bilancio delle vittime, ma anche perché colpisce un settore fondamentale per l’economia nazionale, quello del turismo straniero. In segno di solidarietà alle vittime – 15 erano cittadini britannici – e di condanna ai terroristi, centinaia di persone hanno sfilato ieri sera.

Le autorità stanno chiudendo circa 80 moschee, perché sarebbero centri in cui si formano violenti e proseliti dello Stato islamico. Centinaia di poliziotti pattugliano le strade delle località turistiche. Ma già migliaia di stranieri in vacanza hanno abbandonato il paese. Il ministro degli esteri di Londra ha avvertito che i jihadisti potrebbero lanciare altri attacchi simili a quello di venerdì, quando un ragazzo di 23 anni, in calzoncini e con un kalashnikov nascosto nell’ombrellone, ha fatto una strage.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it