09 marzo 2016 11:58

L’accordo tra l’Unione europea (Ue) e la Turchia per la gestione del flusso dei profughi dovrebbe essere reso definitivo durante il prossimo Consiglio europeo, il 17 e 18 marzo. Nelle trattative, Ankara ha ottenuto condizioni molto vantaggiose, approfittando dell’emergenza e dell’assenza di coraggio degli europei.

Il cambiamento di rotta dell’Europa
Le Monde, Francia

“Nella vicenda dei profughi l’Europa cambia rotta e dice apertamente qual è la sua nuova politica: chiudere la porta e dare alcune chiavi alla Turchia”, afferma l’editoriale del quotidiano francese. Dando prova di realismo, quest’ultimo sostiene che “l’Ue trae le conseguenze di una situazione di fatto: la via dei Balcani è bloccata dalle decisioni unilaterali dei paesi coinvolti”. Il meccanismo che consentirà di rispedire i rifugiati sbarcati in Grecia verso la Turchia è però all’origine di “un paradosso della storia: “la stessa Turchia che la signora Merkel non vuole nell’Ue è sempre più legata alla sopravvivenza dell’Unione”.

Le Monde, 9 marzo 2016.

La Turchia trionfante
De Standaard, Belgio

“L’Europa è impotente e divisa, e si è trasformata nel giocattolo del regime autocratico turco”, scrive Bart Stuurwagen. Per l’editorialista, “un blocco di 28 paesi con mezzo miliardo di abitanti, la principale potenza economica mondiale, è completamente succube del dittatore Recep Tayyip Erdoğan. Per quanto tempo ancora i leader europei accetteranno di essere insultati e presi in giro?”.

Non inchinarsi davanti al sultano
Dagens Nyheter, Svezia

Anche lo svedese Dagens Nyheter è scandalizzato dall’accordo tra l’Ue e un governo turco autoritario, insofferente alle critiche e contrario alla libertà d’informazione: “L’Ue deve affrontare la crisi dei profughi, ma con decenza. La collaborazione con gli europei richiede solidarietà. E quella solidarietà dovrebbe fondarsi sulla protezione senza compromessi sulla libertà di espressione”.

Inversione a U
Die Tageszeitung, Germania

Per Eric Bonze, la decisione di chiudere la “via dei Balcani” ai profughi è “una svolta a 180 gradi” da parte dei leader europei, “soprattutto da parte della cancelliera Angela Merkel, che si era espressa a favore dell’apertura delle frontiere”. Ora, scrive, “si tratta di mettere la Grecia nell’angolo” e di “trasformarla in un gigantesco campo profughi. L’espansione della ‘Fortezza Europa’ è ovviamente più importante dei valori europei fondamentali. È questo il messaggio di questo vertice europeo. Era stato convocato su richiesta della cancelliera. Gli elettori riconosceranno il suo ‘successo’?”, si chiede, riferendosi alle elezioni regionali che devono svolgersi domenica 13 marzo in tre Land tedeschi.

L’Unione ostaggio di Erdogan
Gazeta Wyborcza, Polonia

Sostiene Bartosz Wieliński che “al momento solo la Turchia può bloccare l’ondata di profughi dal Medio Oriente verso l’Europa occidentale. E quindi salvare dal collasso l’area di libera circolazione di Schengen, fermare lo sfruttamento della paura dei migranti da parte dei populisti e ridare fiducia nell’Ue”. Ma si chiede: “Il prezzo da pagare non è troppo alto? Patteggiare con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan non rappresenta un tradimento dei nostri valori?”.

Gazeta, 8 marzo 2016.

Frontiera chiusa
To Vima, Grecia

Il risultato del vertice tra Unione europea e Turchia del 7 marzo è che “l’Europa ha ottenuto un rinvio di dieci giorni per prendere la sua decisione sui profughi. Nel frattempo, i negoziati continueranno aspramente tra le capitali europee e Bruxelles. E nessuno può dire che succederà” al Consiglio europeo del 17 marzo”, sostiene George Malouchos. “Ma fino a quel momento le barriere e i profughi rimarranno in Grecia. Quindi aspettiamo altri dieci giorni per una decisione definitiva – e altri ancora per vedere se e come la Turchia la metterà in atto e se e come i paesi europei reagiranno alle politiche dilatorie di Ankara. Nel frattempo, aspetteremo con le frontiere chiuse per sempre”.

In collaborazione con VoxEurop.

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