06 aprile 2021 15:07

Alle persone che il 29 gennaio lo hanno visto al palazzo dell’Eliseo, il presidente francese Emmanuel Macron era sembrato più teso del solito. Il numero di casi di covid-19 in Francia aveva ripreso ad aumentare stabilmente, e l’annuncio di un nuovo lockdown era atteso quella sera stessa. “Confinamento imminente”, si leggeva sul Journal du Dimanche, che probabilmente aveva ricevuto una soffiata. Poche ore dopo, però, il primo ministro Jean Castex si era presentato davanti alle telecamere e aveva sorpreso il paese con misure che mantenevano sostanzialmente inalterate le regole in vigore. “Il nostro dovere”, aveva dichiarato Castex, “è fare tutto il possibile per evitare un nuovo lockdown”.

Due mesi dopo, il 31 marzo, il covid-19 ha deciso altrimenti. In un discorso televisivo seguito da 31 milioni di persone, quasi metà della popolazione, Macron ha annunciato il terzo lockdown nazionale, stavolta della durata di un mese. Le nuove regole entrate in vigore il 3 aprile vietano qualsiasi spostamento oltre un raggio di dieci chilometri da casa. Le scuole resteranno chiuse almeno fino al 26 aprile. Il coprifuoco serale continuerà a essere imposto in tutto il paese. I negozi non essenziali rimarranno chiusi e il lavoro da remoto sarà obbligatorio laddove possibile.

È difficile non interpretare questo annuncio come una sconfitta personale per il presidente. Macron ha fatto abbondantemente ricorso ai poteri centralizzati assegnatigli dalla costituzione della quinta repubblica per gestire l’approccio sanitario della Francia durante la pandemia (più o meno) dall’Eliseo. La sua decisione di gennaio andava contro le raccomandazioni scientifiche espresse quello stesso giorno da un gruppo di epidemiologi, tra cui il capo del comitato di consulenza scientifica Jean-François Delfraissy. Gli scienziati avevano sottolineato che a causa della circolazione della “variante inglese” B.1.1.7 i ricoveri sarebbero nuovamente aumentati a partire da febbraio, con un’accelerazione esponenziale prevista per marzo.

Macron ha ammesso che ci sono stati degli “errori” ma ha difeso la sua decisione di non imporre il lockdown prima

Eppure Macron, che aveva cominciato a leggere le riviste mediche fino a tarda notte, non si è fatto convincere. Nel 2020, anche in quel caso contro i pareri scientifici, aveva riaperto le scuole prima delle vacanze estive. I collaboratori del presidente avevano sottolineato che secondo gli studi sui progressi degli alunni delle scuole elementari i bambini erano rimasti parecchio indietro, soprattutto quelli delle aree più povere. Tenere aperte le aule è diventato un punto fermo della politica sanitaria di Macron, insieme alla salute mentale dei giovani. A gennaio Macron ha annunciato che gli studenti avrebbero potuto tornare all’università un giorno alla settimana. Inoltre il ministro delle finanze Bruno Le Marie e altri collaboratori avevano raccomandato al presidente di non imporre un nuovo lockdown per tutelare i posti di lavoro e le aziende.

Davanti a questo dilemma Macron ha fatto una scommessa che nelle sue speranze avrebbe evitato il lockdown. Da un lato il presidente ha imposto misure meno drastiche per controllare la diffusione del virus (a cominciare dal coprifuoco serale nazionale) lasciando aperte le scuole e la maggior parte delle attività commerciali. Dall’altro ha promesso di dare un’accelerata alla campagna vaccinale.

Per due mesi i risultati sono sembrati incoraggianti. Da metà gennaio a metà marzo il numero di nuovi casi giornalieri è rimasto elevato (intorno a ventimila) ma sotto controllo. Il 1 marzo la sindaca socialista di Parigi Anne Hidalgo ha definito “disumana” la voce secondo cui era imminente un blocco della regione di Parigi. Ma il 18 marzo, quando Macron ha introdotto quelle che ha definito “misure frenanti”, ovvero una serie di restrizioni locali nelle aree più colpite, era ormai troppo tardi. Gli ospedali, come avevano previsto i modelli scientifici, erano al collasso. Il 1 aprile i nuovi casi sono saliti a 57.897.

Nel suo discorso del 31 marzo, Macron ha ammesso che ci sono stati degli “errori” ma ha difeso la sua decisione di non imporre il lockdown prima. “Abbiamo ottenuto preziosi giorni di libertà”, ha dichiarato. Le opposizioni lo hanno attaccato ferocemente, sostenendo che invece di guadagnare tempo il presidente aveva sprecato giorni preziosi e sacrificato molte vite. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (estrema destra), ha parlato di “Waterloo vaccinale”. Il socialista Olivier Faure ha dichiarato che Macron aveva giocato d’azzardo e che i francesi avevano perso. Il 1 aprile la Francia ha raggiunto i 96mila morti da covid-19.

Rielezione complicata
La domanda più importante, quando mancano appena dodici mesi dalle prossime presidenziali, è quanto Macron sia stato indebolito politicamente. Già prima dell’annuncio del nuovo lockdown un sondaggio aveva registrato che nell’ultimo mese la popolarità di Macron era calata di due punti, scendendo al 39 per cento a marzo. C’è stata molta confusione sui meriti del vaccino AstraZeneca, che Macron aveva definito “quasi inefficace” per gli over 65 prima di fare marcia indietro. Ci sono stati molti ritardi nella consegna delle dosi, un conflitto sulle esportazioni delle fiale dall’Unione europea e un inefficace programma di somministrazione sul territorio nazionale. Un sondaggio recente indica che in un ipotetico secondo turno presidenziale con gli stessi protagonisti del 2017, Le Pen otterrebbe il 48 per cento dei voti contro il 52 per cento di Macron, un margine molto più stretto rispetto a quattro anni fa. Il fatto che Le Pen stia attaccando Macron proprio sulla competenza è un segnale dell’umore attuale in Francia.

La possibilità che tutto questo comprometta la rielezione di Macron nel 2022 dipenderà da come andranno le cose non solo nel mese di aprile, ma anche da qui all’estate. Le terapie intensive sono sottoposte a una pressione enorme, ma il paese non ha ancora assistito alle tragiche scene verificatesi in Italia all’inizio della pandemia. Al contrario, la Francia ha registrato una mortalità in eccesso inferiore a quello di Regno Unito, Stati Uniti, Spagna e Italia, anche se superiore a quella della Germania.

Il quadro generale avrà la sua importanza. Nel corso dell’anno scolastico molti genitori hanno potuto lavorare da casa mentre i figli erano a scuola. Un generoso sistema di finanziamento per le piccole aziende ha tenuto a galla l’occupazione e l’attività. I colli di bottiglia nella consegna dei vaccini dovrebbero essere eliminati nelle prossime settimane, e la somministrazione dovrebbe accelerare. Nonostante le lamentele, il 70 per cento dei francesi dichiara di approvare il nuovo lockdown.

È innegabile che Macron sia nei guai. Ha appena perso la sua scommessa. Il mese di aprile si annuncia molto difficile, e le critiche non mancheranno. Ma Macron, da romanziere mancato qual è, sa bene che è il finale quello che conta. E potrebbe non essere troppo tardi per cambiarlo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è stato publicato dall’Economist.

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