20 febbraio 2024 13:41

Nell’ultimo anno il valore della Nvidia è triplicato. Rispetto a cinque anni fa, l’azienda vale quattordici volte di più. Oggi la Nvidia sta contendendo alla Alphabet (Google) il quarto posto nella classifica delle aziende con maggior capitalizzazione al mondo. La ragione di questa crescita? La diffusione delle intelligenze artificiali. La Nvidia, infatti, è la principale produttrice di chip ad alta potenza indispensabili per queste tecnologie.

Nonostante la crescita di investimenti e produzione, però, non ci sono abbastanza chip nel mondo per raggiungere i progetti ambiziosi di chi vorrebbe puntare alla realizzazione dell’intelligenza artificiale generale, cioè di un’intelligenza artificiale che simula in tutto e per tutto l’apprendimento umano (ammesso che si possa fare). Ecco perché Sam Altman, l’amministratore delegato della OpenAi, ha detto di volere raccogliere settemila miliardi di dollari per aumentare la produzione di chip e dunque per riscrivere la storia dell’industria mondiale dei semiconduttori. Altman sarebbe in trattativa con svariati investitori per raccogliere questa somma. Fra gli investitori ci sarebbe anche la monarchia assoluta che governa gli Emirati Arabi Uniti.

Jensen Huang, l’amministratore delegato della Nvidia, ha un po’ ridimensionato la stima di Altman. Secondo Huang il costo globale dei data center per far funzionare le intelligenze artificiali sarà intorno ai duemila miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.

Visto che è difficile immaginare cifre simili, è utile sapere che, secondo i dati della World Bank, il prodotto interno lordo del mondo nel 2022, cioè la somma di tutte le attività economiche mondiali in quell’anno, era pari a 101mila miliardi di dollari statunitensi.

Che sia corretta la stima di Altman o quella di Huang, stiamo comunque parlando di una frazione significativa dell’intera ricchezza mondiale. I settemila miliardi di Altman corrispondono a più di tre volte il prodotto interno lordo dell’Italia. Sarebbero sufficienti per pagare due anni di assistenza sanitaria universale negli Stati Uniti.

È un progetto di lungo termine ed è addirittura complicato capire se Altman voglia davvero avviarlo o se il suo sia l’ennesimo lancio lungo, perfetta espressione della Silicon valley e dei suoi imprenditori, che devono sempre spostare in avanti l’asticella delle aspettative.

In questo podcast Keach Hagey, analista del Wall Street Journal, spiega le ambizioni di Altman, le sue strategie, le attività futuristiche in cui sta investendo o per cui sta raccogliendo denaro. C’è la fusione nucleare con la Helion. Se il mondo delle intelligenze artificiali crescerà, ci sarà bisogno di energia. Ma una persona come Altman non può accontentarsi di puntare sulle rinnovabili che esistono già: deve puntare a ciò che la scienza non è stata ancora in grado di ottenere.

C’è la ricerca sulla longevità con la Retro Biosciences per aumentare la speranza di vita umana di 10 anni. Ora e poi c’è l’industria dei semiconduttori.

Così come la partita politica e le varie aree di applicazione delle intelligenze artificiali, anche quella economica e della ricerca spiega perché abbiamo davvero bisogno di interessarci a queste tecnologie e alle persone che le plasmano.

Siamo davvero sicuri che investire migliaia di miliardi per i chip sia proprio ciò di cui l’umanità ha bisogno? Chi può deciderlo? Ha davvero senso che possa farlo una persona da sola, magari con l’aiuto di pochi super-ricchi o di governanti oligarchi?

Questo testo è tratto dalla newsletter Artificiale.

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