01 febbraio 2017 11:00

La Cina produce più rifiuti elettronici all’anno di qualsiasi altro paese vicino, ma quando si tratta di valori pro capite il vero disastro è Hong Kong. I rifiuti elettronici in Asia sono aumentati di circa il 63 per cento tra il 2010 e il 2015, come rivela il rapporto sui rifiuti elettronici della United Nations university che ha preso in considerazione undici paesi in Asia orientale e nel sudest asiatico. Solo nel 2015 la regione ha generato 12,3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici – tv, computer, telefoni, frigoriferi e così via – grazie alla sua “popolazione sempre più benestante e assetata di nuovi gadget e dispositivi”.

Il colpevole principale è la Cina: con 6,7 milioni di tonnellate, è il paese che ha generato più rifiuti elettronici nel 2015.

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La produzione di rifiuti elettronici della Cina è più che raddoppiata durante i cinque anni presi in esame, un arco di tempo nel quale la popolazione del paese è cresciuta da 1,34 a 1,38 miliardi di persone. La Cina è il principale consumatore di computer e telefoni cellulari, e questo spiega perché produce più rifiuti elettronici dei suoi vicini.

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Le cose vanno un po’ diversamente a Hong Kong. Con 7,2 milioni d’abitanti, la sua popolazione è circa duecento volte più piccola di quella della Cina. Eppure nel 2015 gli abitanti di Hong Kong hanno prodotto in media 21,7 chilogrammi di rifiuti elettronici pro capite. È un dato più elevato che in qualsiasi altro paese della regione, un triste primato che Hong Kong detiene dal 2009.

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Hong Kong adora i gadget: secondo la Banca mondiale, ci sono più di due telefoni cellulari per persona nel paese. Ma questa passione ha riempito all’inverosimile le discariche di Hong Kong, che si prevede saranno piene nel 2019.

E non si può dire che si tratti davvero di un problema locale. Dal 1970, il regolamento sul conferimento dei rifiuti di Hong Kong ha vietato l’importazione e l’esportazione di rifiuti pericolosi (compresi quelli elettronici) senza l’autorizzazione del governo locale. Ma un’indagine ha concluso che oltre il 18 per cento dei rifiuti elettronici degli Stati Uniti è finito a Hong Kong, ribattezzato dallo studio “l’epicentro globale dell’importazione di rifiuti elettronici”.

Come hanno scritto gli autori dello studio, “le autorità di Hong Kong sembrano non aver adeguatamente reagito contro le importazioni e le operazioni di riciclaggio, nonostante le prove d’importazione illegale, inquinamento dannoso e pratiche di lavoro non consentite”.

A meno di non chiedere a tutti di tenere i propri rifiuti elettronici nel proprio paese, Hong Kong può risolvere il suo problema di smaltimento elettronico solo riciclando. In questo momento, il mercato del riciclaggio del paese è composto perlopiù di raccoglitori informali, molti dei quali, in realtà, smaltiscono i componenti elettronici “bruciandoli all’aperto” o usando “soluzioni acide artigianali” per recuperare oro, argento, palladio e rame. Nessuna di queste tecniche rappresenta un grosso miglioramento, dal punto di vista ambientale, rispetto al buttare i vecchi telefoni e televisori in una discarica.

Ci sono alcune spinte volontaristiche che promuovono il riuso e il riciclo di beni elettronici, ma al contrario di quanto succede in Giappone, Corea del Sud e Taiwan, paesi che hanno un sistema di raccolta dei dispositivi e di riciclaggio già dagli anni novanta, a Hong Kong non è ufficialmente in vigore alcuna legislazione di questo tipo. In realtà ha cominciato solo da poco a costruire i suoi primi impianti integrati di riciclaggio per i dispositivi elettronici.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito su Quartz.

This article was originally published in Quartz. Click here to view the original. © 2017. All rights reserved. Distributed by Tribune Content Agency.

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