30 luglio 2020 10:09

L’Italia è stata la prima in Europa a essere travolta dal covid-19. Ora che la prospettiva di un nuovo lockdown incombe sui suoi vicini, il paese sembra essere riuscito a scongiurare una nuova impennata di casi. Almeno finora.

Tre esperti contattati dal Guardian hanno attribuito i buoni risultati dell’Italia all’impegno nel monitoraggio e nel tracciamento dei contatti, oltre al fatto che la quasi totalità della popolazione ha seguito le regole. Oggi molti italiani indossano la mascherina anche all’aperto, nonostante non sia obbligatorio.

Il 4 maggio, quando l’Italia ha cominciato ad allentare le misure contro la diffusione del virus, c’erano stati 1.200 casi totali in più rispetto al giorno precedente. Dal primo giugno, però, l’aumento quotidiano è rimasto relativamente stabile, raggiungendo il picco di 306 casi il 23 luglio, prima di scendere a 181 il 29 luglio. Diversi focolai sono stati registrati nel paese, ma nella maggior parte dei casi sono stati originati da persone provenienti dall’estero.

Stato d’emergenza
Nel frattempo Spagna, Francia, Germania e Belgio potrebbero essere vicini a una seconda ondata, dopo aver registrato un forte aumento dei casi. “Siamo stati particolarmente attenti”, sottolinea Walter Ricciardi, consulente del ministero della salute. “Non abbiamo riaperto le scuole, come invece hanno fatto in Francia. Siamo stati scrupolosi nel tracciamento dei contatti e siamo riusciti a mantenere una buona catena di comando e coordinazione per limitare lo scoppio di nuovi focolai”.

La situazione oltre i confini dell’Italia è uno dei motivi per cui il 28 luglio il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha prorogato lo stato d’emergenza fino al 15 ottobre. Questo significa che Conte continuerà ad avere il potere di imporre blocchi e sospensioni delle attività, e altre misure di sicurezza, senza avere bisogno dell’approvazione del parlamento.

“Sebbene la curva di contagi e l’impatto sul sistema sanitario nazionale si siano notevolmente ridotti, i numeri registrati dicono che il virus continua a circolare nel paese. La situazione internazionale resta preoccupante e ciò che accade nei paesi a noi vicini ci impone un’attenta vigilanza”, ha detto Conte al senato.

Mascherine, divieti e prudenza
Nonostante gli assembramenti fuori dai bar e le spiagge affollate, nella maggior parte dei casi il distanziamento fisico e l’obbligo di indossare le mascherine sono stati rispettati. I governatori regionali hanno agito velocemente per punire chi non rispetta le regole. In Campania le persone trovate negli spazi chiusi senza la mascherina rischiano mille euro di multa. I veneti che violano la quarantena vanno incontro a pesanti multe o addirittura al carcere.

“Gli italiani prendono molto sul serio la loro salute”, spiega Ricciardi. “Se analizziamo i dati internazionali sull’uso delle mascherine, vediamo che il 90 per cento degli italiani ne indossa una. È una delle percentuali più alte al mondo. Questo aiuta. Stiamo reagendo bene perché ci stiamo comportando bene. Per il momento stiamo avendo successo, ma la cosa più importante è continuare a tenere alta l’attenzione, soprattutto rispetto ai casi che riguardano persone positive che arrivano dall’estero”.

Il governo italiano ha vietato l’ingresso sul territorio nazionale a chi arriva da 16 paesi considerati ad alto rischio, tra cui Bangladesh, Brasile, Cile, Perù e Kuwait. Dalla settimana scorsa le persone che tornano dalla Romania e dalla Bulgaria devono restare in quarantena per 14 giorni. Già in precedenza la regola della quarantena valeva per tutti i viaggiatori in arrivo dai paesi extraeuropei e fuori dall’area Schengen.

Secondo Gloria Taliani, infettivologa di Piacenza, l’elevato numero di test effettuati (anche sulle persone ricoverate in ospedale per qualsiasi motivo o su chiunque sia stato in un pronto soccorso) ha contribuito a limitare la diffusione del virus. “In questo modo siamo riusciti non soltanto a evitare i focolai negli ospedali, ma anche a identificare l’origine dell’infezione”, spiega Taliani. “Ma dobbiamo continuare a essere prudenti. Distanziamento fisico, mascherine e igiene personale sono le regole fondamentali”.

L’Italia è stata investita da una terrificante prima ondata della pandemia. Finora il virus ha ucciso più di 35mila persone. La giornata peggiore è stata quella del 27 marzo, quando sono stati registrati 919 decessi. Il 28 luglio le vittime sono state undici. Nelle terapie intensive di tutto il paese sono ricoverate quaranta persone affette da covid-19. All’inizio di aprile erano più di quattromila. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità negli ultimi trenta giorni l’età media delle persone risultate positive è di 42 anni.

Per Fabriscio Pregliasco, virologo dell’università di Milano, l’Italia è “in un limbo”, e forse la stabilità nasce anche da una buona dose di fortuna. “Per il momento le cose stanno andando bene, ma camminiamo su un filo sottile”, spiega. “Questa situazione potrebbe evolversi in modo drammatico o protrarsi senza cambiamenti. Dipenderà da due elementi: la capacità nel tempo di identificare i focolai e il comportamento della maggioranza degli italiani”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian.

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