Il 4 dicembre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito la comunità somala “spazzatura” e ha mandato agenti dell’ufficio immigrazione in Minnesota, lo stato che ospita il più alto numero di somali nel paese. I funzionari del dipartimento per la sicurezza nazionale hanno festeggiato l’arresto di un piccolo gruppo di persone originarie del paese africano, che l’agenzia ha definito “il peggio del peggio”.
Negli stessi giorni lettere minatorie hanno inondato le caselle di posta delle moschee e dei gruppi di pressione che difendono gli interessi della comunità. In Minnesota la repressione messa in atto dall’amministrazione Trump ha incontrato però anche un’ondata di resistenza. I leader dello stato hanno espresso pubblicamente il loro sostegno alla comunità. Alcune delle email ricevute dalle istituzioni contenevano messaggi di solidarietà verso i somali.
Dagli anni novanta, il Minnesota è diventato un rifugio per questo gruppo di immigrati in fuga dal colpo di stato e dalla guerra civile nel loro paese di origine. Migliaia di cittadini originari del Corno d’Africa hanno chiesto e ottenuto l’asilo nello stato del Midwest. Per questo il Minnesota è diventato l’epicentro della diaspora somala che va avanti ancora oggi.
Gli immigrati sono stati attirati dalle opportunità d’impiego negli stabilimenti di lavorazione della carne e nelle aree rurali, dove la domanda di manodopera superava l’offerta, ha spiegato alla Cnn Ahmed Ismail Yusuf, autore, scrittore e drammaturgo del Minnesota.
Circa 84mila dei 108mila somalo-statunitensi dello stato sono concentrati nell’area metropolitana formata da Minneapolis e Saint Paul, e per questo la comunità è diventata molto importante e significativa anche in termini elettorali, tanto da aver favorito l’ascesa di Ilhan Omar, una democratica che nel 2017 è diventata la prima parlamentare di origine somala del paese. Omar è anche una delle avversarie di Trump. Il presidente repubblicano l’ha spesso presa di mira nei suoi discorsi e nelle sue invettive.
Di recente un’inchiesta pubblicata da un think tank conservatore in Minnesota ha coinvolto decine di persone, accusate di frodi ai danni dello stato per trecento milioni di dollari. La stragrande maggioranza è di origine somala. E così Trump ha ricominciato ad attaccare Omar definendola “spazzatura”.
Durante una riunione di gabinetto, Trump ha detto: “Ilhan Omar è spazzatura. I suoi amici sono spazzatura. Queste non sono persone che lavorano. Queste non sono persone che dicono: ‘Andiamo. Forza, rendiamo questo posto fantastico’”. Omar ha risposto su X che l‘“ossessione” di Trump per lei è “inquietante”. “Spero che riceva l’aiuto di cui ha bisogno”, ha detto la deputata.
La stragrande maggioranza dei somali si trova in Minnesota con un regolare permesso di soggiorno. In un comunicato stampa il dipartimento per l’immigrazione ha detto di aver arrestato dodici “immigrati clandestini criminali” durante quella che ha definito “operazione metro surge”. Cinque di loro erano originari della Somalia. I funzionari del Minnesota hanno espresso la loro solidarietà alla comunità somala.
“Quando sei preso di mira dal presidente degli Stati Uniti, non è una bella sensazione”, ha detto alla Bbc Aj Awed, direttore esecutivo del Cedar-Riverside community council.“Le persone coinvolte in questa situazione non parlano bene l’inglese, ma sono cittadini statunitensi da decenni”, ha affermato.
“Solo perché hai un certo accento non significa che tu sia meno americano”. Awed ha detto che le dichiarazioni di Trump sono “pericolose”, aggiungendo che “non è degno di un presidente attaccare altri statunitensi”. Ha inoltre espresso preoccupazione per la violenza che potrebbe derivarne. “Quando il presidente prende di mira una comunità di immigrati” incoraggia gli altri a diventare “più radicali”, ha concluso.
Questo testo è tratto dalla newsletter Frontiere.
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