11 gennaio 2021 16:52
  • Un team di esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità arriverà in Cina il 14 gennaio, hanno dichiarato le autorità cinesi, per condurre l’indagine internazionale sulle origini del covid-19. Tuttavia non è ancora chiaro se potrà visitare la città di Wuhan, dove esattamente un anno fa, l’11 gennaio 2020 era stata data la notizia della prima donna morta per quello che all’epoca era un virus sconosciuto. Dell’indagine e della possibilità di arrivare a un’immunità di gregge con i vaccini si è discusso durante la conferenza Reuters Next, dove è intervenuto Dale Fisher, presidente della rete di allerta e risposta alle epidemie dell’Oms. Fisher ritiene che le possibilità di trovare l’origine della pandemia siano di più rispetto a un anno fa perché gli esperti oggi sanno molto di più su quali dati dovranno cercare e raccogliere. Riguardo all’immunità di comunità data dai vaccini, Fisher, in linea con altri studiosi, ha aggiunto: “Non torneremo alla normalità rapidamente. Sappiamo che dobbiamo ottenere l’immunità di gregge e ne abbiamo bisogno nella maggior parte dei paesi, ma non la raggiungeremo nel 2021”.
  • Alla stessa conferenza è intervenuta Gloria Guevara, direttrice del World travel and tourism council, che ha criticato l’ipotesi di chiedere un certificato di vaccinazione per chi vuole viaggiare all’estero, definendola una forma di discriminazione, simile a quella che potrebbe determinarsi sul posto di lavoro. L’ipotesi è stata sollevata da alcuni politici mentre la compagnia australiana Qantas ha dichiarato che prevede di introdurre questo requisito.
  • Gli insegnanti a Malta hanno messo fine a uno sciopero che doveva durare una settimana dopo che il governo ha promesso di inserirli nella categorie prioritarie per la campagna di vaccinazione, subito dopo il personale medico e le persone anziane vulnerabili. Le scuole sull’isola sono aperte da settembre, ma i sindacati hanno indetto uno sciopero in seguito a un picco di infezioni, con un record di 245 casi segnalati il 7 gennaio. Charmaine Gauci, sovrintendente alla sanità pubblica, ha citato uno studio secondo il quale la presenza a scuola avrebbe contribuito a ridurre le interazioni sociali sia degli studenti sia delle famiglie, permettendo di evitare le situazioni di assembramento. A Malta, le autorità hanno ridotto il numero di alunni in ogni classe e creato dei gruppi (bolle) di alunni che non possono mescolarsi con altri bambini. Anche le entrate e le uscite dalle scuole sono state scaglionate. “Le misure hanno funzionato, non abbiamo più focolai di infezione nelle scuole da settembre”, ha detto Gauci.
  • La riapertura delle scuole in sicurezza è al centro del dibattito anche in Italia, dove lo slittamento dal 7 al 18 gennaio della ripresa delle classi in presenza al 50 per cento ha spinto studenti e docenti a una mobilitazione per chiedere alle istituzioni locali e centrali una gestione più razionale, sicura e coordinata del rientro a scuola.
  • La Francia dovrebbe prendere in considerazione la chiusura delle frontiere con il Regno Unito e altri paesi che hanno una forte presenza della variante britannica, ha detto l’epidemiologo e consigliere del governo Arnaud Fontanet, aggiungendo che, per tenere sotto controllo l’epidemia, il paese dovrebbe vaccinare 10-15 milioni di persone entro la fine di marzo e 25-30 milioni di persone entro la fine di giugno. Il 10 gennaio le autorità hanno dichiarato che la variante più contagiosa è stata rilevata nel porto di Marsiglia e nelle Alpi. In Francia, dal 2018 le vaccinazioni infantili obbligatorie sono undici, ma secondo i sondaggi l’attuale campagna di vaccinazione contro il covid-19 incontra la contrarietà di quasi il 60 per cento della popolazione. Tre settimane dopo l’inizio della campagna, il 9 gennaio in Francia risultavano vaccinate 93mila persone. Un numero inferiore a Italia (643mila), Germania (533mila) e Regno Unito (due milioni).
  • Con un totale di 487.690 casi confermati di covid-19 e 9.405 decessi, le Filippine sono il secondo paese con i dati più alti nel sudest asiatico. Il 9 gennaio il governo ha firmato un accordo per assicurarsi 30 milioni di dosi di vaccino Covovax prodotto dalla casa farmaceutica indiana Serum Institute of India (Sii). La Sii afferma che entro la seconda metà del 2021 il vaccino sarà somministrato a 15 milioni di abitanti delle Filippine.
  • In Indonesia l’ente regolatore del farmaco e degli alimenti ha approvato l’11 gennaio l’utilizzo di emergenza del vaccino sviluppato dalla casa farmaceutica cinese Sinovac Biotech, diventando il primo paese al di fuori della Cina ad autorizzarne l’uso. Secondo i dati indonesiani, il vaccino cinese risulterebbe efficace al 65 per cento. Il governo indonesiano ha deciso inoltre di riconfermare il divieto di ingresso dall’estero per altri 14 giorni, scrive Reuters, al fine di evitare la diffusione della variante cosiddetta inglese del sars-cov-2.
  • Il 10 gennaio, i Paesi Bassi hanno registrato 6.657 nuovi casi di coronavirus, 708 in meno del giorno precedente. Il 9 gennaio le autorità sanitarie hanno individuato, inoltre, un caso di un paziente positivo alla variante del virus detta sudafricana. Il numero dei pazienti ospedalizzati sta lentamente diminuendo, tuttavia le autorità stanno pensando a un prolungamento dello stato di confinamento, la cui fine era prevista per la terza settimana di gennaio.
  • Il 10 gennaio, Jesús Ramírez Cuevas, portavoce del presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador, è risultato positivo al coronavirus. Nello stesso giorno il Messico ha registrato il primo caso della nuova variante del virus cosiddetta inglese.
  • L’11 gennaio, la Malaysia ha firmato l’accordo per altri 12,2 milioni di dosi di vaccino prodotto dalla statunitense Pfizer-Biontech. Il ministro della salute ha affermato che questo accordo porta le dosi totali assicurate dal governo malese a 25 milioni, sufficienti a vaccinare il 39 per cento della popolazione. Con 138mila contagi e 555 decessi, il “sistema sanitario è a un punto di rottura”, ha affermato il primo ministro annunciando un lockdown parziale di due settimane su più di metà del territorio nazionale a partire dal 13 gennaio.
  • La Russia ha segnalato 23.315 nuovi casi, di cui 4.646 a Mosca, portando il conteggio nazionale – il quarto più alto al mondo – a 3.425.269 dall’inizio della pandemia. Le autorità hanno anche confermato 436 morti nelle ultime 24 ore, portando il bilancio ufficiale delle vittime a 62.273. Il governo ha annunciato l’inizio di un test clinico del vaccino Sputnik V in regime monodose, spiegando che si tratta di una misura temporanea per cercare di aiutare quei paesi dove i contagi aumentano rapidamente che stanno usando il farmaco russo. Secondo i dati ufficiali finora è stato vaccinato più di un milione di persone in Russia in base al regime di due dosi.
  • La Cina continentale ha registrato il 10 gennaio il suo più grande aumento giornaliero di casi di covid-19 in più di cinque mesi: 82 delle 85 nuove infezioni sono state individuate nella provincia dello Hebei, che confina con la regione di Pechino, dove è stato segnalato un nuovo caso, e due nuovi casi sono stati individuati nella provincia di Liaoning. Sono 18 le nuove infezioni importate dall’estero. L’11 gennaio è stata chiusa una contea nella provincia nordorientale dell’Heilongjiang, ha annunciato la televisione di stato. Lo stesso giorno sono stati messi in confinamento stretto tutti i villaggi rurali del distretto di Shunyi, alla periferia di Pechino. Le misure dureranno finché saranno completati i test su 518mila persone, quasi tutte migranti, e sono state introdotte dopo l’individuazione di due casi positivi e cinque asintomatici.
  • In Giappone cresce l’opposizione alle Olimpiadi di Tokyo, secondo quanto riporta un sondaggio del 10 gennaio dell’agenzia di stampa Kyodo: il 35,3 per cento delle persone interpellate vorrebbe la cancellazione dei giochi mentre il 44,8 preferirebbe rimandarle nuovamente. Gli organizzatori locali e il Comitato olimpico internazionale (Cio) hanno affermato che non sarà possibile posticiparli una seconda volta. I giochi, che dovrebbero aprirsi il 23 luglio, sono stati ritardati di un anno a causa della pandemia. Il sondaggio è stato condotto durante il recente aumento dei casi che sta mettendo gli ospedali a dura prova, e che ha convinto il premier Suga, in forte calo di popolarità, a dichiarare lo stato di emergenza a Tokyo e in altre tre prefetture fino all’inizio di febbraio. Il 9 gennaio i contagi giornalieri sono stati più di settemila per il terzo giorno consecutivo. In totale i decessi in Giappone dall’inizio della pandemia sono stati più di quattromila. Il 10 gennaio le autorità sanitarie hanno dichiarato di aver individuato una nuova variante del virus (simile a quelle cosiddette inglese e sudafricana) in quattro passeggeri provenienti dal Brasile, e di averne informato l’Oms.
  • I risultati dei test clinici di due farmaci usati per curare le persone malate di artrite, il tocilizumab e il sarilumab, fanno ben sperare anche per i malati di covid-19, scrive The Economist. Si tratta di medicinali composti da anticorpi in grado di bloccare l’effetto dell’interleuchina-6, una proteina che colpisce il sistema immunitario nei pazienti affetti da covid-19. Tocilizumab e sarilumab sono stati testati su 800 pazienti affetti da covid-19 e ospedalizzati nelle terapie intensive di sei paesi. I medicinali sono stati testati su 400 pazienti, in concomitanza con le tecniche standard di cura, mentre i restanti 400 hanno ricevuto solo le cure di base, tra cui il desametasone. Lo studio ha mostrato come la mortalità nel gruppo a cui è stato somministrato uno dei due nuovi medicinali è risultata pari al 27 per cento, rispetto al 36 per cento registrato nel gruppo che ha ricevuto solo le cure di base. I nuovi medicinali hanno tra l’altro consentito un percorso di ripresa più breve ai pazienti che li hanno ricevuti. I test sono stati realizzati in maggioranza nel Regno Unito. Tuttavia, a causa dei costi elevati, il trattamento rischia di restare di uso quasi esclusivo nei paesi più ricchi.
  • Tre diversi articoli pubblicati su Annals of internal medicine, negli Stati Uniti, giungono, attraverso studi diversi, alla stessa conclusione: “L’uso con un regime monodose delle scorte iniziali di vaccini della Pfizer-Biontech e della Moderna (attualmente autorizzati negli Stati Uniti) applicato per immunizzare quante più persone possibile può dare più benefici della somministrazione di entrambe le dosi su una porzione più piccola di popolazione”. Per ora, specifica la rivista, “la priorità dovrebbe essere quella di aumentare i test clinici e gli studi osservazionali per determinare se una singola dose o una seconda dose ritardata dei vaccini genererà un’immunità simile a quella del regime a due dosi autorizzato dalla Fda”.

Ha collaborato Sara Tartamo

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