22 settembre 2016 11:22

Nel corso della loro carriera, gli Afterhours hanno cambiato pelle diverse volte. Chitarristi, batteristi e violinisti sono entrati e usciti dal gruppo, ma una cosa è rimasta costante: Manuel Agnelli, il leader carismatico della band.

L’ultimo cambiamento in ordine di tempo è stato uno dei più traumatici: alla fine del 2014 due membri storici, il batterista Giorgio Prette e il chitarrista Giorgio Ciccarelli, hanno lasciato il gruppo. Sono stati sostituiti da Fabio Rondanini (Calibro 35) e Stefano Pilia (Massimo Volume), che si sono aggiunti alla formazione: Xabier Iriondo, Roberto Dell’Era e Rodrigo D’Erasmo.

I nuovi Afterhours sono partiti per un tour teatrale e hanno registrato Folfiri o Folfox, un album doppio di 18 canzoni pubblicato a giugno. Manuel Agnelli e il violinista Rodrigo D’Erasmo sono stati ospiti della redazione di Internazionale per raccontare il disco.


Folfiri o Folfox è un lavoro molto vario dal punto di vista stilistico, che alterna momenti cupi ad altri più sognanti. L’album (il cui titolo viene da due trattamenti per la chemioterapia) è nato da un evento triste: la morte del padre di Agnelli per un’infezione contratta mentre si curava per un tumore. Non è un caso che molte delle canzoni facciano riferimento alla figura paterna, come la struggente Grande, la jazzata L’odore della giacca di mio padre e l’intima Noi non faremo niente.

Non mancano episodi più rock e noise. L’invettiva sociale Il mio popolo si fa, che si chiude con la descrizione di un festino a base di anfetamina, denuncia la decadenza politica e sociale dell’Italia contemporanea. Come succede in ogni disco degli Afterhours, Agnelli sfodera anche un paio di ballate melodiche: Non voglio ritrovare il tuo nome è una specie di nuova Non è per sempre, mentre Lasciati ingannare intreccia chitarre acustiche e batteria in un interessante saliscendi.

Manuel Agnelli in queste settimane è stato un po’ il “man in the news”, come direbbero gli statunitensi: la sua partecipazione a X factor gli ha regalato una notorietà mai avuta prima. La scelta di fare il giudice al talent show di Sky ha anche scatenato diverse polemiche con alcuni fan della band, che l’hanno accusato di essersi “venduto” alla musica commerciale.


In realtà Manuel Agnelli ha sempre voluto arrivare al grande pubblico, come ha ammesso lui stesso. La partecipazione al festival di Sanremo del 2009 con il brano Il paese è reale, per esempio, è stata un mezzo per promuovere la musica emergente italiana e fare da traino alla compilation Afterhours presentano: Il paese è reale (19 artisti per un paese migliore?), che raccoglieva brani di artisti come Dente, Il Teatro degli Orrori, Cesare Basile e Calibro 35.

Manuel Agnelli, ancora oggi, viaggia su questo doppio binario. Il 15 settembre è apparso in televisione nei panni del giudice di X factor, pochi giorni dopo gli Afterhours hanno suonato al Forte prenestino di Roma, per esprimere il loro sostegno agli spazi occupati di tutta Italia. Per Agnelli tra queste due cose non c’è alcuna contraddizione, perché per lui la cultura non deve mai restare nelle mani delle élite.

Presentando il concerto, Agnelli ha spiegato: “Gli spazi occupati riportano la cultura fra la gente nei quartieri, lasciare libera la cultura è il vero gesto di democrazia. Le amministrazioni, anche quelle di sinistra, non vogliono lasciarla libera, vogliono metterci il cappello sopra. E questa è una cosa a cui le persone si stanno ribellando”.

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