09 aprile 2015 08:56

Da lui gli Stati Uniti e il mondo intero si aspettavano così tanto che inevitabilmente sono rimasti delusi. Da tempo ormai, in tutti i continenti e attraverso tutte le correnti politiche, si è diffusa l’idea che Obama non abbia rispettato le attese. Ma è un giudizio fondato? Non proprio.

Sei anni fa Obama ha assunto i comandi di un paese che aveva l’economia in ginocchio a causa della crisi di Wall street, un paese che l’imperizia di George W. Bush aveva impantanato in Iraq e in Afghanistan e con un’immagine internazionale catastroficamente negativa. Quando Obama è arrivato al potere, insomma, gli Stati Uniti erano sull’orlo del fallimento e screditati in tutto il mondo.

E dove sono ora, a metà del secondo mandato di Obama? L’economia è stata rimessa in sesto, mentre le truppe americane hanno lasciato come promesso l’Iraq e l’Afghanistan. Anche l’immagine degli Stati Uniti è sensibilmente migliorata, e la ciliegina sulla torta è sicuramente l’accordo appena concluso con l’Iran sul nucleare.

Il compromesso, per definizione insoddisfacente, è fortemente ostacolato dai paesi sunniti, da Israele e dalla maggioranza repubblicana al congresso perché renderà l’Iran uno “stato di soglia”, ovvero un paese capace di costruire la bomba in tempi brevi. L’intesa non è del tutto rassicurante, ma l’accordo è chiaramente preferibile al bombardamento delle strutture nucleari iraniane e inoltre (è questa la scommessa di Obama) potrebbe innescare un meccanismo di distensione in Medio Oriente.

Per il momento non c’è niente di sicuro, ma allo stesso tempo tutto è possibile perché il compromesso ha notevolmente rafforzato i riformatori all’interno del regime iraniano. Il presidente Hassan Rohani e il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif, artefici dell’accordo di Losanna, sono diventati intoccabili a Teheran perché la popolazione li applaude per aver permesso la cancellazione delle sanzioni e perché godono ormai dell’appoggio della guida suprema, l’uomo più potente del regime che aspira anche lui alla caduta delle sanzioni e che ha inevitabilmente portato con sé il sostegno dei conservatori.

Non solo la nuova situazione politica potrebbe permettere una progressiva liberalizzazione interna, ma potrebbe anche spingere la diplomazia iraniana a cercare un compromesso con i paesi sunniti anziché continuare a sfidarli armando le comunità sciite della regione.

Mentre il Medio Oriente sprofonda in una guerra di religione tra sciiti e sunniti, il meccanismo di Losanna potrebbe insomma far trionfare la ragione. In questo senso Barack Obama, un uomo a cui rimproveriamo di riflettere troppo e agire poco, potrebbe riuscire ad aprire la strada a una stabilizzazione del Medio Oriente. Se sarà così, Obama sarà ricordato come uno dei grandi presidenti nella storia degli Stati Uniti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it