08 settembre 2017 15:54

Era sulla collina di Pnice, sotto all’Acropoli, dove gli ateniesi mossero i primi passi della democrazia. Era lì, pettinato in maniera impeccabile, elegantemente vestito, più tecnocrate che mai. E lì Emmanuel Macron ha parlato dell’Europa, dei suoi errori e delle sue necessità, dei pericoli e del bisogno urgente di rifondarla. All’improvviso un lirismo visionario si è impossessato di quest’uomo. Perché Macron ci crede davvero.

Per Macron l’unità europea è indispensabile tanto per gli europei quanto per il resto del mondo, e ascoltandolo il 7 settembre mentre parlava alla Grecia sottolineando che gli stati dell’Unione non sono stati capaci di aiutarla e l’hanno vergognosamente costretta a cercare investitori stranieri non europei, è apparso evidente ciò che definisce questo giovane presidente e motiva le sue azioni.

Emmanuel Macron è prima di tutto un “sovranista”, ha spiegato, un uomo secondo il quale i paesi europei non possono essere sovrani se non nell’unità, profondamente uniti per affrontare gli Stati Uniti e la Cina, per poter “vivere seguendo i nostri valori e le nostre regole” e “rispondere alle grandi sfide del mondo” in ambito digitale, migratorio, climatico e di sicurezza.

Contraltare europeo a Trump
Sul clima qualsiasi precisazione sarebbe stata superflua. Il dramma di Saint-Barthélemy e Saint Martin, colpite dall’uragano Irma, purtroppo ha mostrato fino a che punto gli europei hanno bisogno di fare da contraltare all’avida cecità che ha portato Donald Trump a rinnegare l’accordo sulla lotta contro il riscaldamento climatico. Nessuno può dire il contrario. Il mondo e gli europei, però, hanno anche bisogno di un’Europa politica, di una “potenza che pesi sullo sviluppo mondiale” e possa portare un minimo di ragione e difesa dei suoi interessi nelle crisi in Siria, in Ucraina o in Corea del Nord.

Il 7 settembre Emmanuel Macron è stato il paladino appassionato di una causa fondamentale, ma al contempo è apparso come un giocatore di scacchi. Ad Atene il presidente francese è venuto anche a cercare un appoggio, come ha fatto in tutte le capitali dell’Unione, per le sue idee sulla possibilità di contrarre prestiti, sulla creazione di un ministero delle finanze e di un budget comuni dell’Europa, sulla democrazia europea, sulle liste transnazionali alle prossime elezioni europee, sulla condivisione dei patrimoni nazionali dell’Unione e sullo sviluppo di scambi studenteschi e di lavoro.

Lo abbiamo ascoltato e abbiamo apprezzato la coerenza di questo tecnolirico, l’uomo che vuole essere artefice di una rifondazione dell’Europa affinché la Francia sia la madre di questa nuova potenza politica che sostituirebbe il vecchio mondo al centro di un mondo alla disperata ricerca di stabilità.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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