“Innanzitutto la pubblicità è una cosa molto seria e va discussa in genere da persone che capiscono qualcosa di pubblicità”. Il commento migliore alle dichiarazioni di Guido Barilla sulla rappresentazione di donne e omosessuali nelle pubblicità della sua azienda l’ha fatto lui stesso, esattamente cinque minuti prima di dire quello che ha detto. Lo scopo della Barilla è vendere pasta e il suo è stato prima di tutto un errore di comunicazione che, a giudicare dallo sguardo contrito nel video in cui si scusa con i suoi clienti per la seconda volta, gli sta costando caro.

Una volta chiarito che dal punto di vista commerciale l’omofobia non è una strategia redditizia, resta il dubbio se le parole di Guido Barilla siano una forma di discriminazione illegittima o di libertà di pensiero. È un dubbio particolarmente attuale perché richiama in qualche modo il dibattito sul controverso emendamento alla legge Mancino approvato alla camera nei giorni scorsi, nella quale si è finalmente aggiunta l’omofobia ai crimini d’odio, ma tutelando in modo esplicito la libertà d’opinione in alcuni ambiti precisi.

È chiaro che Barilla non ha commesso nessun crimine d’odio - per altro nella sua intervista si dichiara a favore dei matrimoni omosessuali - e credo che, in altre condizioni, la sua critica alle nuove forme di famiglia sarebbe solo un’innocua opinione personale. Per esempio, se avesse detto di essere contrario al fatto che alcune donne scelgono di avere e crescere un figlio da sole, probabilmente sarebbe stato criticato da molte consumatrici, ma l’eco delle sue parole non avrebbe fatto un tale giro del mondo in poche ore. Questo perché, al di là delle diverse opinioni personali, le madri single godono a pieno del loro diritto di avere figli.

In un contesto politico e sociale che nega i diritti ai gay, le lesbiche e i transgender - in un contesto giuridicamente omofobo -, le dichiarazioni di un personaggio pubblico finiscono per avere un peso maggiore, e non sono innocue. Esattamente come quelle di un vescovo o di un leader di partito. La soluzione però non è cercare di chiudere la bocca a tutti, ma istituire una tutela legale ai diritti civili. Perché il giorno in cui la legge riconoscerà i diritti degli omosessuali quella di Guido Barilla, o quella del Vaticano, sarà finalmente solo un’opinione omofoba individuale, senza quasi nessun effetto sulla vita e sulle libertà delle persone.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it