20 dicembre 2022 12:59

È il 9 dicembre del 1965 in un sobborgo qualsiasi degli Stati Uniti. Fuori nevica e alla tv, tenuta a volume basso, si susseguono le notizie sulla guerra del Vietnam. Poco più di una settimana prima decine di migliaia di persone, dopo aver picchettato la Casa Bianca, avevano marciato verso il monumento a George Washington. Alla radio, accesa nella stanza di un teenager al piano di sopra, passano Like a rolling stone di Bob Dylan e (I can’t get no) Satisfaction dei Rolling Stones. Il mondo sta cambiando e sta cambiando anche il Natale perché stasera va in onda un cartone animato che terrà tutti attaccati alla tv: i grandi indaffarati a impacchettare regali, i bambini alle prese con le loro recite e gli ultimi compiti, e gli adolescenti che ascoltano gli Stones chiusi nella loro cameretta.

A Charlie Brown Christmas, il primo speciale televisivo basato sui personaggi dei Peanuts di Charles M. Schulz fa un miracolo: trasforma le strisce di Linus, Snoopy e Charlie Brown in un minifilm di Natale per bambini capace di raccontare anche le ansie e le inadeguatezze dei loro genitori e fratelli più grandi. La prima scena vede tutti i personaggi dei Peanuts pattinare su un laghetto ghiacciato: Linus, Shermy, Schroeder, Lucy, Violet, Piperita Patty e Frieda, la bambina con i riccioli naturali, sono lì che si divertono mentre Charlie Brown è depresso perché il Natale è diventato una festa commerciale e senz’anima.

Lucy, dal suo chiosco di “aiuto psichiatrico”, gli consiglia di organizzare una recita per ritrovare il contatto con lo spirito delle festività. Si susseguono delusioni, frustrazioni, piccoli traumi e brutte figure fino a un finale corale in cui tutti (Snoopy compreso) cantano intorno a un grande albero decorato. Ancora oggi il cartone stupisce per delicatezza, intelligenza e ironia. Senza la nobile discendenza da personaggi trasversali e complessi come i Peanuts è difficile immaginare certi film della Pixar, così capaci di parlare a generazioni molto lontane tra loro.

Una delle caratteristiche più sorprendenti di A Charlie Brown Christmas è la musica: una partitura jazz, leggera ma anche molto sofisticata, che mescola nuovi arrangiamenti di classici natalizi e canzoni composte per l’occasione dal pianista Vince Guaraldi (1928-1976) ed eseguite dal suo terzetto. La musica creata da Guaraldi, insieme al disegno e ai dialoghi, è il terzo pilastro su cui si basa la riuscita del cartone. Sembra un dettaglio trascurabile, ma il fatto che A Charlie Brown Christmas sia il primo di questi speciali televisivi a non avere le risate preregistrate rende la musica ancora più importante: le permette di riempire efficacemente le pause e di accompagnare con grazia le battute, a volte sottili a volte fulminanti, dei personaggi di Schulz.

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Come la recita di Charlie Brown, anche questo speciale televisivo nasce da un fallimento. L’idea di realizzare un documentario sui Peanuts risale all’inizio degli anni sessanta, quando le strisce di Schulz hanno cominciato a essere veramente famose. L’idea iniziale del produttore televisivo Lee Mendelson è quella di realizzare un filmato sulla vita quotidiana di Charles M. Schulz con pochi minuti di inserti animati e una colonna sonora jazz appositamente commissionata a Vince Guaraldi, la cui Cast your fate to the wind era stata un buon successo radiofonico nel 1962.

Il documentario viene realizzato, la musica di Guaraldi viene scritta e arrangiata ma Mendelson scopre che nessuna rete televisiva è interessata a comprarlo e a trasmetterlo. Quando, nell’aprile del 1965, i Peanuts finiscono sulla copertina di Time la Coca-Cola company chiama Mendelson ed esprime un tiepido interesse nello sponsorizzare qualcosa sui Peanuts e, alla fine, chiede uno speciale a cartoni animati di mezz’ora per Natale. Mendelson, senza rendersi del tutto conto che realizzare un prodotto del genere nel 1965 in soli sei mesi era una missione quasi impossibile, accetta. Chiama di corsa Schulz e Guaraldi e li convince a mettere mano ai disegni e alle musiche che a questo punto però dovranno avere un tema natalizio.

Per il musicista jazz si tratta d’improvvisare sulla musica che aveva già composto e aggiungere qualcosa di espressamente natalizio. Nonostante il poco tempo a disposizione Guaraldi mette insieme uno degli album di Natale più piacevoli e intelligenti della storia, per lo più disastrata, dei cosiddetti holiday album. E in più riesce anche a piazzarci uno standard natalizio: la sua Christmas time is here (con un testo scritto in fretta e furia da Mendelson) è diventata un classico riseguito da chiunque: dai R.E.M. ad Alicia Keys, passando per Rosemary Clooney e Mel Tormé.

Anche l’arrangiamento cool jazz della carola natalizia O Tannenbaum è un pezzo di bravura, con il suo accordo appena accennato e quasi impressionistico di Jingle bells alla fine, e Per Elisa, la celebre bagatella di Beethoven, fa capolino direttamente dal repertorio di Schroeder, il piccolo pianista dei Peanuts. Linus & Lucy è uno dei brani recuperati dal vecchio documentario mai uscito ed è forse quello che meglio descrive la sensibilità di Vince Guaraldi per la descrizione dei personaggi.

Alla vecchia carola What child is this Guaraldi interpola il tema, celeberrimo, dell’antica melodia popolare Greensleeves. Nella versione vocale di Christmas time is here e in Hark the herald angels sing si sente il coro di bambini della chiesa episcopale di San Rafael, in California, poco lontano dagli studi di Los Anglese dove Guaraldi stava registrando nell’autunno del 1965. L’indicazione di Guaraldi è che il coro deve cantare perfettamente ma suonare sempre come un gruppo di bambini.

Sono tutti questi dettagli che rendono A Charlie Brown Christmas un album che, nella sua originalità, può essere apprezzato dal pubblico ampio ed eterogeneo che poteva accendere la tv nel dicembre del 1965. Il successo del cartone e del disco, che esce a ridosso delle feste con Snoopy, Charlie Brown, Linus, Lucy e Snoopy in copertina, è tale che la colonna sonora di Vince Guaraldi diventerà il secondo album jazz più venduto della storia, dopo A kind of blue di Miles Davis.

Per molti bambini e bambine di allora A Charlie Brown Christmas è stato il primo contatto con la musica jazz. Come scrisse Chris Barton nel 2012 sul Los Angeles Times, ricordando il successo di quell’operazione, “Guaraldi ha mostrato come un pianoforte, un contrabbasso e una batteria riescano a catturare un sentimento o un personaggio, soprattutto se quei sentimenti sono complessi, conflittuali o perfino troppo belli per essere descritti a parole. È una scoperta, forse inconscia, che apre le porte alle scoperte di Bill Evans, Thelonius Monk e Robert Glasper”.

Una coincidenza per noi italiani: A Charlie Brown Christmas usciva nel dicembre del 1965. Nello stesso anno, in aprile, usciva in Italia il numero uno di Linus, la prima rivista interamente a fumetti nel nostro paese e intitolata col nome di uno dei personaggi più noti di Schulz. Due libri dei Peanuts erano già usciti in Italia nel 1963 e nel 1964 per Milano Libri con l’indimenticabile traduzione dei fratelli Cavallone. A loro si deve l’invenzione del “Grande Cocomero”, e delle “toffolette” (la poetica traduzione per descrivere i marshmallows a lettori italiani che non avevano idea di cosa fossero).

Vince Guaraldi Trio
A Charlie Brown Christmas
Fantasy, 1965

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