16 luglio 2021 13:31

“Mi sono accorto che mancava una storia del colonialismo italiano, così decisi di colmare questa lacuna scrivendo io stesso”. Angelo Del Boca è stato un partigiano, un giornalista e soprattutto il primo, e più importante, storico del colonialismo italiano. Era nato a Novara il 23 maggio 1925, è morto a Torino il 6 luglio 2021.

“Il mito falso di ‘italiani brava gente’, che ha coperto tante infamie, appare in realtà all’esame dei fatti un artificio fragile, ipocrita. Non ha alcun diritto di cittadinanza, alcun fondamento storico”. Del Boca documentò in modo inoppugnabile i crimini, le stragi e il tentativo di genocidio compiuto dall’esercito italiano in Libia e in Etiopia, dove Mussolini “pensava perfino di ricorrere alla guerra batteriologica, anche se sapeva perfettamente che nessuno al mondo l’aveva praticata”.

Del Boca trovò i telegrammi con cui Mussolini autorizzava i comandanti militari Rodolfo Graziani e Pietro Badoglio a usare contro gli etiopi le armi chimiche, proibite dalla Convenzione di Ginevra del 1925. Del Boca denunciò anche i bombardamenti italiani sui centri abitati, le fucilazioni di massa, la deportazione di decine di migliaia di civili. Un’immagine molto lontana da quel “colonialismo mite e bonario, portato avanti grazie all’azione di un esercito cavalleresco, incapace di compiere brutalità, rispettoso del nemico e delle popolazioni indigene”, descritto da Indro Montanelli sul Corriere della Sera.

Ha detto lo storico Davide Conti sul Manifesto: “Mettendo in luce la natura criminale del colonialismo italiano Del Boca ha obbligato il paese a guardare al suo passato recente strappando quel velo bugiardo con cui ancora oggi vengono promosse improbabili leggi che in Italia e in Europa equiparano nazismo e comunismo; Shoah e foibe; fascisti e antifascisti e che collocate al centro di una retorica celebrativa imperniata sul paradigma vittimistico e autoassolutorio finiscono per eludere e cancellare dall’immaginario collettivo le responsabilità storiche della dittatura italiana”.

Questo articolo è uscito sul numero 1418 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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