09 aprile 2017 18:00

Victor Stoichita, Effetto Sherlock. Occhi che osservano, occhi che spiano, occhi che indagano
Il Saggiatore, 243 pagine, 20 euro

Ogni immagine contiene una storia di sguardi che supera l’immagine stessa, chiamando in causa chi la guarda. In alcuni casi all’interno del quadro (o della fotografia) le figure guardano qualcosa indirizzando lo spettatore. In altri è l’immagine stessa a orientare lo sguardo con i suoi margini e il suo stile, a stabilire cosa e come guardare. Partendo da considerazioni come queste, Victor Stoichita racconta due momenti importanti nella storia dello sguardo: la nascita della pittura impressionista e quella del cinema.

Il libro parte da Édouard Manet e dal suo progetto di coinvolgere lo spettatore nella rappresentazione mettendo in scena figure che lo osservano. All’opposto c’è Edgar Degas, i cui soggetti non interagiscono con chi li guarda, facendo dello spettatore un voyeur. Prosegue con Alfred Hitchcock, che nella Finestra sul cortile gioca con i limiti della visione e su ciò che ci permette di superarli: il desiderio e il ragionamento. Il libro finisce con Blow-up di Michelangelo Antonioni, in cui il protagonista prima capisce di aver visto qualcosa che gli era sfuggito, poi dubita di ciò che ha percepito, costringendo lo spettatore a interrogarsi sulla distanza tra immagine e realtà che lo sguardo prova a colmare senza mai riuscirci.

Questa rubrica è stata pubblicata il 7 aprile 2017 a pagina 98 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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