17 dicembre 2016 18:00

Marcello Fois, Quasi Grazia
Einaudi, 120 pagine, euro 13

Edmund Wilson scrisse un Giustizia per Edith Wharton su una grande scrittrice mal compresa e trascurata, e in qualche modo oggi il Quasi Grazia, un lavoro teatrale nei tradizionali tre atti, è un “Giustizia per Grazia Deledda”. Che però aspetta ancora di essere scritto da un critico “continentale” e non da un conterraneo (sardo di Nuoro, come è Fois).

Il “quasi” del titolo è doveroso: si tratta della lettura di tre momenti della vita di una grande scrittrice, non la vera Grazia ma quasi, come “quasi Grazia” fu la Cosima dell’ultimo romanzo deleddiano di cui si parla nel terzo atto. Tre i protagonisti: oltre a Grazia, la madre – la Sardegna della tradizione – e il marito fedele e affidabile. E tre gli atti della commedia: la soglia di casa nel giorno della partenza da Nuoro per Roma di Grazia col giovane sposo (1900, la parte più intensa, un forte dialogo-scontro con la madre); il giorno del Nobel a Stoccolma, 1926; uno studio medico romano, nel novembre del 1935, dove Grazia apprende serenamente che le resta poco da vivere e si confronta ancora con madre e marito.

Un teatro di ottima tradizione, ma Fois è un narratore provetto, e sa parlare di donne, coppia e soprattutto scrittura. Fa teatro-romanzo e rende a Grazia Deledda, la grande madre sarda, la giustizia che merita e la grandezza che “il continente” stenta ancora a riconoscerle.

Questa rubrica è stata pubblicata l’8 dicembre 2016 a pagina 94 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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