15 novembre 2021 13:10

Gentile bibliopatologo,
sono una libraia, faccio questo lavoro da anni ma mi occupo attivamente della gestione della libreria solo da poco più di un anno. Ho sempre letto tantissimo, ma da quando scelgo in prima persona le novità non riesco più a portare a termine un libro, sono affetta da una specie di bulimia letteraria: nel mare magnum delle novità editoriali vorrei leggere tutto e alla fine non leggo nulla, se non le prime cinquanta pagine. Come uscire da questo crudele contrappasso? Grazie.

–N.B.

Cara N.B.,
il bibliopatologo è tornato! Mi ero rintanato a scrivere un libro, Il lettore sul lettino, quel primo rapporto Kinsey sulle perversioni culturali che vi avevo promesso ormai cinque anni fa (fine del messaggio promozionale). Cosa è successo, là fuori, mentre io facevo il mio lockdown dentro il lockdown? Avete coltivato in laboratorio le vostre micronevrosi e siete pronti allo spillover in società? O la reclusione forzata vi ha fatto recuperare quella capacità di sprofondare nei romanzi con meraviglia infantile che avreste giurato di aver perduto per sempre, e non avete più bisogno del dottore? Mi permetto di dubitarne.

Ma veniamo al caso di N.B., sigla che avrei voluto cambiare in Enby per non confonderla con Nota Bene, salvo accorgermi che Enby avrebbe creato equivoci perfino più gravi. Prima di tutto, cara N.B., lasciati avvertire sui pericoli che corre il commerciante che ha una passione troppo viscerale per la merce che vende. Questo vale specialmente per i gestori delle enoteche, ma come diceva Somerset Maugham non c’è grande differenza tra gli “schiavi del mezzo litro” e gli schiavi della pagina stampata, salvo che i secondi vanno fieri del loro vizio. Se cedi troppo alla tua inclinazione, finirai per vendere soltanto i libri che ti piacciono, o al limite per non vendere quelli che non ti piacciono, come faceva Barry, il dipendente burbero del negozio di dischi in Alta fedeltà di Nick Hornby che si rifiutava di assecondare il cattivo gusto dei clienti: “Abbiamo forse l’aria del genere di negozio che vende I just called to say I love you, eh? Su, se ne vada, non ci faccia perdere tempo”.

Il crudele contrappasso di cui parli ha un precedente leggendario, il supplizio di Tantalo. Ricordi? Perennemente affamato e assetato, Tantalo passa l’eternità in un laghetto presso alberi carichi di frutti, ma appena prova ad allungare la mano per coglierne uno, il vento allontana il ramo e lui rimane a bocca asciutta. Ecco, tu sei la mitologica libraia che passa i suoi giorni in una libreria piena di ogni bendidio, ma quando protende la mano verso uno scaffale non trova alimento che alla sua frustrazione. Non potrai mai leggere tutte le novità editoriali, questo è un fatto, e i fatti non si possono cambiare. Si possono cambiare, in compenso, le nostre opinioni intorno ai fatti, che sono la causa principale delle nostre sofferenze, come sappiamo dai filosofi stoici. Prova dunque a ruotare il cannocchiale.

Nel suo ultimo special per Netflix, 23 hours to kill, Jerry Seinfeld parla di uno dei grandi vantaggi dell’aver superato i sessant’anni: quando per strada gli dicono di voltarsi a guardare qualcosa, lui non ha nessuna voglia di farlo. “Non mi sento vecchio, non mi sento stanco, è solo che ho già visto un sacco di cose, e do per scontato che questa nuova cosa somigli molto a qualcos’altro che ho visto già”. È lo stesso con i libri: ne hai letti tanti, ed è quasi certo che le nuove uscite siano variazioni sulle vecchie. In ogni caso, le cinquanta pagine della tua “lettura d’assaggio” bastano e avanzano per trovare le eccezioni alla regola.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

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