20 febbraio 2013 15:05

I briefing quotidiani di padre Lombardi, direttore della sala stampa del Vaticano (è il suo titolo ufficiale), hanno qualcosa di piacevole. Il suo modo di ripetere in continuazione “non so” alle molte domande dei giornalisti (“Verrà distrutto l’anello piscatorio?”, “Saranno sigillati gli appartamenti privati del papa, come si fa per tradizione dopo la sua morte?”, “Che ne sarà dell’enciclica che Benedetto XVI stava preparando?”) potrebbe diventare in futuro una lezione per i comunicatori e i politici che hanno gli incubi all’idea di non avere una risposta pronta a una domanda imprevista (si veda anche il blog di Stéphanie Le Bars “Digne de foi”).

Ironico, sorridente e probabilmente aiutato - glielo auguriamo - dallo Spirito santo che a tutto provvede, padre Lombardi gestisce con un incredibile candore e molta disinvoltura una situazione senza equivalenti nella storia moderna del papato. Anche le controversie come quelle nate dalla nomina a capo della banca del Vaticano (Ior) di un avvocato tedesco, Ernst Von Freyberg - di cui si saprà qualche ora più tardi che è anche amministratore di un cantiere navale che costruisce navi da guerra - è come attutita dalla bonomia di questo gesuita poliglotta.

Questi “non so”, “ve lo dirò più tardi” testimoniano in fin dei conti una comunicazione molto più moderna ed efficace (almeno finora) dell’annuncio alla fine del 2012 della creazione dell’account del papa su Twitter, per non parlare delle immagini che mostravano il pontefice scrivere goffo e impacciato su un iPad. Questi progressi tardivi nella comunicazione non tolgono ovviamente niente agli errori che in questo campo hanno caratterizzato il pontificato di Benedetto XVI.

Di fronte a tutto ciò viene voglia di fare il confronto con la campagna elettorale italiana, anche se questo non depone necessariamente in favore di quest’ultima. Dall’altra parte del Tevere tutti ne sono consapevoli. Ognuno - da Monti a Bersani, da Berlusconi a Grillo, da Vendola a Ingroia - ha la propria ricetta per far uscire l’Italia dalla grave crisi nella quale si trova, e nessuno vuole correre il rischio di ammettere di non sapere come fare, per paura di passare per un dilettante.

In questa fiera delle promesse che è diventata la campagna elettorale ormai agli sgoccioli, Berlusconi è come sempre il più bravo. Dopo aver promesso il rimborso e la soppressione della tassa sulla casa (Imu), la creazione di quattro milioni di posti di lavoro grazie alla cancellazione degli oneri sociali e l’amnistia per gli evasori fiscali, eccolo ritirare fuori la costruzione di un ponte sullo stretto di Messina per unire la Sicilia alla Calabria.

Approfitta anche degli ultimi giorni in cui la sua rimonta sembra essersi fermata (ma visto che i sondaggi sono ormai vietati è meglio essere prudenti) per perfezionare la sua biografia. Si sapeva che era stato un cantante da crociera, un operaio, un imprenditore spregiudicato. Ma venerdì scorso ha aggiunto una nuova pagina al suo album di

selfmade man, rivelando di essere stato anche “contadino” e che nella sua infanzia ha raccolto patate e custodito le mucche. Ecco una cosa che non sapevamo!

Traduzione di Andrea De Ritis.

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