21 marzo 2017 17:50

1. Management del Dolore Post-Operatorio, Visto che te ne vai
“I giovani non trasmettono emozioni, non inventano”. Così Repubblica riporta le parole del nuovo direttore artistico del premio Tenco. Contrappasso: “Lasciami una sigaretta, e per favore butta l’immondizia”. Il Management è una di quelle band che saprebbero replicare in modo economicamente sfrontato. Dall’ultimo album Un incubo stupendo, il duo abruzzese regala anche canzoni d’odio: dal classico “La vuoi smettere con quel cellulare / ti giuro adesso te lo butto nel cesso” a “Ci vuole stile / anche per morire”.

2. Il Pan del Diavolo, Un mondo al contrario (feat. Tre Allegri Ragazzi Morti)
E con un album intitolato Super-eroi, sono tra noi anche gli Avengers dell’indie italiana, con un album in cui a fianco delle loro appassionate schitarrate si avvicendano la rock star Piero Pelù o il multistrumentista diversamente basettone Vincenzo Vasi, o ancora Umberto Maria Giardini alias Moltheni e anche il trio di simpatici zombi di Pordenone, qui in una ballata a carte scoperte, tra le migliori di un lavoro complessivamente aperto, solare, fatto di energia positiva più che di lamentatio.

3. Cranchi, Ferrara
“Il suo Duomo troppo bianco e quello strano castello di cartone”? Vabbè, una chance buttata per ingraziarsi l’assessorato al turismo ferrarese o diventare l’inno del festival di Internazionale. In compenso questa è una signora canzone d’amor deluso, da un poeta anfibio dalle rive del Po, intriso di una malinconia nella voce che si articola in parole di desueta eleganza come la scelta del suo ciclista di riferimento: Malabrocca. Mica una pop star come Bartali: uno splendido perdente, come tutto l’album, Spiegazioni improbabili.

Questa rubrica è stata pubblicata il 17 marzo 2017 a pagina 90 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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