29 agosto 2017 18:16

1. Jarabe de Palo, Bonito (feat. Jovanotti)
“Tutto a puttane la vita un casino”, però “tutto a me mi sembra bonito”, con l’anacoluto voluto di Jovanotti che manco la monaca di Monza. Nuova veste con contrabbasso e piano salsero per un pezzo che non ha un’età. Apripista ideale dell’album 50 palos, in cui Pau Donés, il cantante catalano autore di ogni cosa Jarabe, si autocelebra con un greatest hits interamente riarrangiato, de elettrificato e tempestato di ospiti (Noemi, Renga) e versioni italiane. Il punto è solo che di canzoni bonite ne ha tante, che si riascoltano con piacere.

2. Piccoli animali senza espressione, Luminoso(feat. Nabil Salameh)
Passata l’era dei contrabbandieri macedoni di Battiato resta solo un cantante che può sperare di emettere simili versi da carovaniere con sufficiente gravitas da evitare di farsi ridere dietro. È Nabil Salameh dei Radiodervish. Un tesoretto di cui con buona intuizione si impossessa la band di Andrea Fusario (già bassista dei Virginiana Miller) nel percorso electro pop imboccato con l’album Sveglio fantasma, che guarda molto verso orizzonti d’una sponda est, assai soft e più vagheggiata che vissuta.

3. Filthy Friends, Despierta
Sveglia, non è più l’ora dei supergruppi. O forse sì? Qui c’è l’ex strimpellatore di fiducia dei Rem, Peter Buck, uno dei tanti ex batteristi dei King Crimson, musicisti underground vari, ma poi chi trascina tutti è Corin Tucker, cantante e chitarrista (già Sleater-Kinney) che a tratti sembra evocare la Patti Smith degli esordi. Un coacervo di talenti militanti, nel loro nuovo album Invitation, a disperdere energie e incrociare rabbia contro Trump, echi di Television e psichedelia, bordate di pura goduria sonica, divertite pesantezze di rock stradaiolo.

Questa rubrica è stata pubblicata il 25 agosto 2017 a pagina 76 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it