Con la regista Luciana Fina abbiamo tradotto L’invenzione dell’amore, un poema portoghese scritto dal poeta di origine capoverdiana Daniel Filipe durante la dittatura di António Salazar. L’invenzione fu proibito dalla censura, e Filipe fu perseguitato e torturato. Non fece in tempo a vedere la fine della dittatura perché morì nel 1964, a 38 anni. Le sue parole infiammarono i cuori rivoluzionari dei portoghesi dieci anni dopo la sua morte. Nel poema un governo autoritario prova a fermare una pericolosa epidemia d’amore: chiude le scuole, vieta la circolazione, cerca di arrestare i due amanti fuggitivi che stanno spargendo la terribile e dolce malattia, che alla fine vincerà su tutto. Il 25 aprile 1974 una rivoluzione pacifica mise fine al regime fascista più longevo d’Europa, che aveva soffocato il Portogallo per quarantotto anni. Il giorno fu scelto anche come omaggio alla liberazione italiana. Soldati, studenti e operai marciarono insieme contro il regime, e come segno della loro nonviolenza misero un garofano rosso nelle canne dei fucili. Ci sono molte leggende sul perché del garofano rosso. A me piace immaginare che sia un riferimento al poema di Filipe, in cui un bambino contagiato dall’amore improvvisamente chiede un fiore rosso e piange disperato perché gli viene negato. È il fiore che annuncia l’epidemia d’amore imprescindibile e imminente em todas as esquinas da cidade , in ogni angolo della città.

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Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati