18 aprile 2018 18:05

1. A Hawk and a Hacksaw, Alexandria
Musica da mercanti di stoffe bulgari, cammellieri e lettori di Gerald Durrell, tra Europa dell’est e Medio Oriente. Jeremy Barnes, già batterista dei Neutral Milk Hotel, suona il santur, pronipote persiano del pianoforte. La sua partner Heather Trost tesse dolci melodie con violini e mellotron. L’album Forest bathing è fuori dal tempo, a tratti confinante con i Balcani di Bregovic, ma più naturista. Originari del New Mexico (la Albuquerque di Breaking bad) galoppano verso Samarcanda (quella sognata anche da Roberto Vecchioni).

2. Bud Spencer Blues Explosion, Io e il demonio
Sulla base di Me and the devil blues si diceva che il grande bluesman statunitense Robert Johnson avesse stretto un patto con il diavolo. Questi due romani hanno fatto un patto con Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, chiedendogli: ci dai una mano sui testi? Tanta simpatia per il diavolo allora, e loro più liberi di fare quello che fanno meglio: un derapante e pastoso arci-rock’n’roll. Con il nuovo album Vivi muori blues ripeti i Bud Spencer Blues Explosion si confermano la plausibile risposta italiana ai Black Keys.

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3. Corde Oblique, Kaiowas
Pezzo cult dei metallari Sepultura, climax di mille concerti dal vivo e di un magistrale album del 1993 (Chaos A.D.), rivisto in chiave mediterranea. Molta stima per i Corde Oblique, progetto del napoletano Riccardo Prencipe: studi al conservatorio, maestria della chitarra e capacità di trasmutare in una personale chiave di rigoroso, appassionato neo-folk-dark un repertorio che va dai canti medievali al death metal brasiliano. Nel nuovo album Back through the liquid mirror si cimenta in una prova “dal vivo in studio”: una miniera di musicalità.

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Questa rubrica è uscita il 13 aprile 2018 nel numero 1251 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati

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