10 giugno 2021 10:00

L’8 giugno il senato degli Stati Uniti ha approvato una legge che conferma due aspetti fondamentali della rivalità con la Cina: il primo è che si tratta dell’unico argomento su cui repubblicani e democratici sono sulla stessa lunghezza d’onda, mentre il secondo è che il terreno privilegiato di questa rivalità è l’innovazione tecnologica, con una battaglia tra giganti che dominerà i prossimi anni se non i prossimi decenni.

A conferma del primo punto: due terzi del senato, dunque buona parte dei senatori repubblicani, hanno votato a favore di un progetto di legge che prevede un aumento delle spese nel settore dell’innovazione pari a 250 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. È chiaro per tutti che gli Stati Uniti non possono perdere la corsa all’innovazione davanti a una Cina che ambisce a diventare la numero uno nei settori del futuro.

Nella stessa giornata Joe Biden ha subìto una sconfitta al senato sul suo imponente piano di spese per le infrastrutture, e questo dimostra che il consenso esiste solo sulla battaglia con la Cina, mentre sparisce quando si passa al programma personale del presidente democratico.

Conservare il vantaggio
La partita si gioca nelle cosiddette tecnologie, o innovazioni, dirompenti (disruptive technology), come l’intelligenza artificiale o l’informatica quantica, e in una riduzione della dipendenza degli Stati Uniti dall’Asia nella produzione di componenti chiave come i semiconduttori. Gli investimenti all’orizzonte sono considerevoli, e dovrebbero permettere a Washington di conservare il suo vantaggio in alcuni settori e di avvicinarsi alla Cina in altri.

Il piano, che come abbiamo visto gode di un sostegno trasversale al congresso, è maturato in un lungo arco di tempo. Tutto è nato nel 2015 dal programma chiamato “Made in China 2025” in cui Pechino elencava i settori in cui la Cina intendeva diventare la numero uno al mondo.

La Cina è convinta che gli Stati Uniti siano in declino

Per gli Stati Uniti si è trattato di una sfida lanciata alla loro supremazia da una potenza rivale e per di più totalitaria. Un po’ come avvenne con il lancio nello spazio del primo Sputnik sovietico, nel 1957. All’epoca gli Stati Uniti avevano reagito creando la Nasa, per la conquista dello spazio, e la Darpa, l’agenzia per l’innovazione tecnologica che aveva permesso di ristabilire il primato statunitense.

La Cina è convinta che gli Stati Uniti siano in declino. Xi Jinping lo ha dichiarato pubblicamente: “L’oriente cresce, l’occidente cala”. Washington intende dimostrare alla Cina, ma anche agli alleati in Europa e in Asia, di poter raccogliere la sfida.

Il terreno di scontro del ventunesimo secolo è quello della tecnologia, con implicazioni tanto militari quanto economiche.

La Cina ha sviluppato una capacità di innovazione incontestabile nei settori del futuro – per esempio quello quantico, che permette di compiere in pochi secondi operazioni che richiederebbero una vita con l’informatica classica – e nell’esplorazione dello spazio, in cui cerca una sua indipendenza.

Il rischio è una spaccatura in due universi tecnologici ancor più che ideologici. Il resto del mondo potrebbe essere costretto a scegliere da che parte stare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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