Il 19 gennaio, ascoltando le posizioni sull’Unione europea del presidente francese Emmanuel Macron e della candidata di estrema destra Marine Le Pen, molti avranno pensato che i francesi sono divisi tra due programmi contraddittori. Ma è davvero così?

Il capo di stato ha introdotto la presidenza francese del Consiglio dell’Ue nell’emiciclo del parlamento europeo di Strasburgo, sostenendo la reinvenzione delle “tre promesse” della costituzione europea: quella della democrazia liberale, quella del progresso condiviso e quella della pace, “messe a mal partito” negli ultimi anni.

La candidata del Rassemblement national, dal canto suo, è stata invitata la mattina del 19 gennaio dalla radio pubblica France Inter e ha difeso un programma europeo basato su “un’Europa delle nazioni”, contraria alla maggiore integrazione e basata sul primato del diritto francese su quello europeo e su un controllo più stretto delle frontiere e dei flussi migratori.

Le due visioni, insomma, sono diametralmente opposte. Tuttavia un sondaggio d’opinione reso pubblico in settimana rivela un consenso sui grandi temi europei ben più vasto di quanto si pensasse.

La vera sorpresa è che questo consenso unisce in media tre quarti dei francesi, superando dunque le divisioni politiche. Come sottolinea il sito Le Grand Continent, che ha analizzato lo studio condotto dall’istituto Harris Interactive, i sostenitori di Éric Zemmour “sono l’unica vera forza eurofoba” in Francia.

C’è una discrepanza evidente tra la percezione apparente e ciò che davvero pensano i francesi quando sono chiamati a esprimersi sui temi europei

Un esempio è dato dal fatto che la difesa europea, definita come una “strategia collettiva con un esercito comune”, è un obiettivo sostenuto dal 74 per cento dei francesi, tra cui molti elettori di Le Pen (che è contraria a questo sviluppo) e di Jean-Luc Mélenchon, candidato della France insoumise (sinistra radicale). L’unico segmento dell’elettorato in cui questa idea è minoritaria (40 per cento) è quello composto dai sostenitori di Zemmour. Rispetto alla totalità della popolazione, solo il 9 per cento dei francesi si oppone nettamente alla difesa europea.

Un altro esempio è dato dai rapporti con le grandi potenze: solo una piccola minoranza dei francesi (17 per cento) considera la Russia come alleato della Francia, percentuale che sale al 20 per cento tra gli elettori del Rassemblement national e raddoppia tra i paladini di Zemmour, che si distingue anche in questo caso.

Questi dati evidenziano una discrepanza evidente tra la percezione apparente, emersa con la vittoria del no al referendum costituzionale del 2005 e nei programmi dei partiti politici, e ciò che davvero pensano i francesi quando sono chiamati a esprimersi sui temi europei.

In realtà si tratta di una realtà imprevista, perché potrebbe significare che alcuni partiti non sono in sintonia con il loro elettorato su un tema che non è fondamentale rispetto alle intenzioni di voto, ma che resta molto importante.

Di contro, in particolare per i sostenitori dell’estrema destra, emerge una maggiore compattezza rispetto a temi come l’immigrazione o l’islam, che evidenziano una più classica divisione tra destra e sinistra.

In ogni caso lo studio spiega come mai Emmanuel Macron, eletto nel 2017 grazie all’impegno europeista, sia il favorito anche nel 2022 per la riconferma. La bandiera blu stellata dell’Unione europea non è passata di moda.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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